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ALL BLACKS IN ITALIA

Tana Umaga
Diversi i giocatori neozelandesi che hanno preso parte al campionato italiano, ma tra questi, sono quasi venti gli All Blacks che possono vantare presenze con la maglia nera e felce argentata.

Si comincia negli anni '70, quando nel campionato 1974/1975 a Roma arrivano le seconde linee Andy Haden e Frank Oliver, che tuttavia non saranno in grado di garantire uno scudetto poi vinto da Brescia. Haden è l'All Black numero 716 e tra il 1977 e il 1985 disputa 41 caps, di cui 8 da capitano, marcando 2 mete e facendosi ammirare in patria, tanto da essere ricordato come uno dei migliori della storia.

Oliver, scomparso nel 2014, padre del tallonatore Anton, anche lui All Black a fine anni '90-inizi 2000, era invece l'All Black numero 750, con 17 caps, 4 come capitano, tra 1976 e 1981 e 1 meta marcata.

In quegli anni, approdano anche a Treviso Bruce Munro e Glenn Rich, due forti kiwi capaci di condurre il XV allora ancora biancoblu - prima della sponsorizzazione Benetton dell'anno successivo che cambierà i colori sociali del club in biancoverde - al secondo scudetto della storia del club, ma nessuno dei due giocherà in nazionale a livello seniores.

Gli anni '80 sono quelli del vero boom dei grandi nomi nel campionato italiano, in particolare nel triangolo veneto costituito da Rovigo, Petrarca e Treviso, che sembrano quasi spartirsi un ideale Tri-Nations. In Polesine arrivano prevalentemente sudafricani, all'ombra del Santo australiani e nella Marca i neozelandesi, e non solo lato Benetton, dato che in quegli anni Casale sul Sile, piccola realtà nella provincia trevigiana, diventerà quasi una sorta di sede staccata dell'ambasciata del Paese della grande nuvola bianca.

In Benetton approdano Craig Green e John Kirwan. Green, centro e ala, All Black numero 842, con 20 caps e 11 mete dal 1987 al 1991, gioca negli stessi anni a Treviso e poi passa fino al 1994 a Casale, dove inizia ad allenare, per poi tornare al Benetton e diventare tecnico tra le altre di Udine, Tarvisium, San Donà, Fiamme Oro e nazionale under 20. La sua vicinanza al popolo trevigiano, che prosegue tuttora, è talmente forte da essere ormai conosciuto con il nomignolo tipicamente locale di "Toni".

Come lui campione del mondo nel 1987, Kirwan gioca sull'altro versante all'ala. All Black n. 854, 63 caps e 35 mete dal 1984 al 1994, giocherà a Treviso dal 1985 al 1989 e l'anno successivo a Thiene, provincia di Vicenza. Diventerà in seguito anche assistente e commissario tecnico dell'Italia.

Negli stessi anni, inizia ad allenare e giocare a Casale un certo Wayne Smith, che passerà poi a condurre anche il Benetton, prima di diventare uno dei più apprezzati tecnici a livello mondiale, tra i pochissimi a potersi fregiare di un titolo mondiale sia a livello maschile che femminile. Per lui, All Black numero 806, 17 caps e 2 drop segnati tra il 1980 e il 1985, chiuso all'apertura da Grant Fox.

A metà anni '80 a Treviso arriva anche Gary Whetton, altro nome leggendario del rugby neozelandese, seconda linea nazionale numero 827, con 58 caps, di cui 28 da capitano, e una meta tra il 1981 e il 1991, che però non troverà il suo miglior habitat in Veneto, bensì nei successivi anni in Francia, dove conquisterà anche un Bouclier de Brennus.

Non solo Treviso caput mundi di quel periodo per i giocatori neozelandesi. A Parma tra il 1983 e il 1986 gioca un estremo che risponde al nome di Kieran Crowley, All Black 848, 19 caps e 105 punti internazionali, che diventerà in anni recenti tecnico del Benetton prima e della nazionale italiana poi, precedendo Gonzalo Quesada.

E non solo serie A, l'allora massimo campionato domestico della palla ovale. Nelle serie minori, in B, giocherà a Milano uno dei metaman neozelandesi: Stu Wilson, All Black 772, con 34 caps (8 da capitano) e 19 mete dal 1977 al 1983.

Gli anni '90 segnano, poi, a livello mondiale una spaccatura mai vista sino a quel momento, con l'avvento del professionismo a partire dal 1995, che cambia notevolmente gli equilibri, togliendo la maggior parte dei grandi nomi, che venivano a "svernare" in Italia, disputando di fatto due campionati nel corso dell'anno e con una sorta di semiprofessionismo mascherato, che generò ai tempi non poche polemiche.

Il primo lustro vede così, ancora nomi di un certo spessore. Alla Lazio e di nuovo a Casale sul Sile arriva un certo Zinzan Brooke, n. 883, 58 caps (5 da capitano), 17 mete e clamorosamente anche 3 drop - di cui il più famoso quello contro l'Inghilterra alla Coppa del Mondo sudafricana del 1995 - tra 1987 e 1997; e con lui il fratello più giovane e meno conosciuto Robin, seconda linea che milita nel Rugby Liovrno, All Black 924, 62 caps e 4 mete dal 1992 al 1999.

Roma prova ad organizzare sia avanti che trequarti ancorandosi a Wayne Shelford e Walter Little tra il 1993 e il 1995, ma ancora una volta senza successo. Il primo è un nome a dir poco leggendario per gli All Black, a lungo capitano, numero 860, 22 caps e 5 mete, viene considerato "l'inventore" della moderna haka, colui che cercò di codificarla secondo uno standard, mentre prima veniva eseguita in maniera più anarchica per così dire, quasi autonoma tra tutti i giocatori. E' anche conosciuto con il soprannome di Buck e ancora oggi, spesso, capita di trovare negli stadi cartelli con la scritta "Bring Back Buck".

Little è, invece, considerato tra i centri più forti del suo periodo, che in nazionale (n. 898) va dal 1990 al 1998 con 50 caps e 9 mete.

Per il resto, gli anni '90, come detto con l'avvento del professionismo, vedono iniziare a venir meno i grandi nomi, ma arrivano comunque giovani interessanti che devono farsi le ossa e che diventeranno poi giocatori straordinari nel prosieguo delle rispettive carriere.

Per alcuni mesi nel 1992 approda in un piccolo paesino della bassa bresciana denominato Calvisano, un ragazzo di cui si parla un gran bene in particolare per le capacità balistiche e che finirà per accumulare oltre 3000 punti tra vari club e nazionale, prima di passare lo scettro come vero e proprio mentore al suo pupillo Dan Carter.

Si tratta di un certo Andrew Mehrtens, All Black 944, 70 caps e 967 punti tra il 1995 e il 2004. Nel 2000 a Genova, andrà in panchina, nel test con l'Italia per entrare come estremo nei minuti finali. Quando scoppia una rissa, è tra i primi a correre verso la panchina azzurra, ma lo fa bonariamente e in maniera scherzosa, per saltare addosso al seconda linea Luca Mastrodomenico, suo ex compagno in giallonero.

Sempre la bassa e la Pianura Padana sono protagoniste dell'avvio di carriera di un giovane ragazzo di sangue samoano che sogna di seguire le orme del fratello Mike. Stavolta siamo in provincia di Mantova, in terra guareschiana, appena al di là del Po rispetto a quella Brescello in cui verranno girati i film legati alla saga di Don Camillo e del Mondo piccolo.

A Viadana, in A2, seconda divisione nazionale, arriva un centro ala che farà la storia degli All Blacks, diventando capitano nel 2004 con Graham Henry (lo sarà per 21 volte, con 18 vittorie, una delle percentuali più alte di sempre), disputando 74 incontri e segnando 37 mete dal 1997 al 2005, a volte riuscendo a rubare la scena persino ad un certo Jonah Lomu. E' l'All Black 961 e risponde al nome di Tana Umaga (foto principale, ndr).

Infine, il nuovo millennio, in cui arrivano ancora nomi importanti, ma tendenzialmente a fine carriera.

In ordine di tempo, arriva per un anno a Treviso nel 2007, Nathan Mauger, centro fratello maggiore del più conosciuto Aaron, All Black 1008 ma con sole apparizioni in match non internazionali, quelli contro le formazioni A di Irlanda e Scozia nel tour britannico del 2001. Lui e il fratello avranno, tra le altre cose il merito di far guadagnare un record singolare alla madre, mamma di due All Blacks, ma anche sorella di altrettanti, vale a dire di Graeme e Stephen Bachop.

Nel 2010 nelle divisioni minori, il Gubbio prende il pilone Joe McDonnell, che diventerà anche allenatore del club umbro appesi gli scarpini al chiodo e vincerà uno scudetto da tecnico a Rovigo. Per lui (n. 1015) 8 caps nel 2002 con tanto di esordio con meta ad Hamilton contro l'Italia.

Nel 2013 una delle firme più interessanti degli ultimi anni arriva alla neonata franchigia parmense delle Zebre. Si tratta del mediano di mischia Brendon Leonard, All Black 1069, 13 caps e 2 mete tra 2007 e 2009.

Poco dopo, nel 2015, arriva Mils Muliaina, 100 caps - primo trequarti a raggiungere la tripla cifra in maglia nera, secondo di sempre dietro a Richie McCaw -, tre volte capitano e autore di 34 mete con gli All Blacks (n. 1033).

E per concludere, l'ultimo in ordine di tempo e unico ancora in attività: il centro del Benetton Treviso, Malakai Fekitoa, approdato alla corte di Marco Bortolami nel 2023 dopo l'esperienza irlandese con Munster. Per lui (n. 1131) 24 caps e 8 mete tra il 2014 e il 2017.