Ultimi

AZZURRO NERO - I NEOZELANDESI D'ITALIA

Barrett Hayward
Sabato sera a Torino la diciottesima sfida tra Italia ed All Blacks. Sono tanti, quasi un'intera squadra, i giocatori neozelandesi che hanno indossato la maglia azzurra

Tredici in totale, quasi la possibilità di schierare una formazione titolare, rimanendo un po' scoperti soltanto nei trequarti e in prima linea. Otto avanti e cinque giocatori della linea arretrata nati in Nuova Zelanda, ma che hanno indossato la maglia dell'Italia e per i quali la partita di sabato avrà inevitabilmente un'emozione particolare.

Il primo fu Aaron Persico, che debuttò con vittoria nel match del primo torneo Sei Nazioni del 2000 contro la Scozia, seguito a ruota da Matthew Phillips, mentre l'ultimo in ordine di tempo è il terza linea del Benetton Treviso, Toa Halafihi, con il tallonatore di Bath Hame Faiva, unico ancora in attività.

Ecco, quindi, questa speciale nazionale:

Hame Faiva

Tallonatore nato ad Auckland nel 1994, gioca ora con Bath, dopo essere stato per cinque anni dal 2017 al 2022 a Treviso. Oltre a quella in biancoverde, esperienze con Waikato, Blues, Worcester Warriors ed Hurricanes. Per lui esordio nel 2021 con tanto di meta contro l'Uruguay e un totale di 10 caps e 2 mete.

Dean Budd

Seconda, terza linea nato a Whangarei nel 1986, ex Auckland, Blues, Northland, Nec Green Rockets in Giappone, arriva a Treviso nel 2012 e vi resta fino al 2020, esordendo in nazionale nel 2017 nel test a Singapore contro la Scozia, mettendo poi insieme un totale di 29 caps e 2 mete, indossando anche per tre volte - unico giocatore di scuola neozelandese - la virtuale fascia di capitano nel 2020 contro Irlanda, Inghilterra e Canada.

Josh Sole

Seconda, terza linea di Hamilton, classe 1980, arriva a Viadana da Waikato, per poi passare ad Aironi e Zebre, esordendo in nazionale nel 2005 contro l'Argentina e disputando fino al 2011 47 partite condite da 4 mete.

Aaron Persico

Il neozelandese di Lower Hutt, veterano dei neozelandesi d'Italia, classe 1978, come detto è il primo kiwi ad indossare la maglia azzurra nel 2000 e anche il giocatore della terra della grande nuvola bianca ad avere il maggior numero di apparizioni internazionali: 56 in tutto fino al 2006. In Italia ha indossato le maglie di Viadana, Calvisano e Rovigo e vanta presenze in Inghilterra con Leeds e Francia con Agen.

Scott Palmer

Tra i giocatori più apprezzati dal gentil sesso nella Marca Trevigiana, il terza linea classe 1977 originario di Palmerston North, quartier generale degli All Blacks, arriva in Italia a Silea, provincia di Treviso, per poi giocare anche con VeneziaMestre, Benetton e Petrarca Padova, esordendo in nazionale nel 2002 contro l'Argentina e collezionando fino al 2004 12 caps e 2 mete.

Matthew Phillips

Nato a Kaitaia nel 1975, diventa presto uno degli idoli del Viadana che raggiunge il suo primo ed unico scudetto, esordendo nel 2002 contro la Francia in nazionale, dove mette assieme in totale 14 caps e 3 mete in due anni. È il primo giocatore equiparato della storia del rugby italiano.

Jimmy Tuivaiti

Nato ad Auckland nel 1988, continua a vivere in Italia ed è entrato a far parte dello staff della formazione emiliana del Valorugby. Ex North Harbour, Calvisano e Zebre, ha al suo attivo 6 caps tra 2018 - esordio negli Stati Uniti, a Chigago, contro l'Irlanda - e 2020.

Toa Halafihi

Nato a Gisborne nel 1993, viene portato a Treviso da Kieran Crowley, che conosce bene l'ambiente di Taranaki. Il terza linea del Benetton, vanta apparizioni anche con gli Hurricanes in patria, e con il Lione in Europa. Esordio contro la Francia nel 2022 e 14 caps, con una meta per lui.

Paul Griffen

Conosciutissimo fuori dal campo, soprattutto per il suo look particolare, e già commentatore tecnico televisivo, il mediano di mischia di Dunedin, classe 1975, ex West Coast e Canterbury, ha trovato il suo Eldorado in Italia, vincendo scudetti da giocatore con Calvisano, dove arriva dopo l'esperienza napoletana con la Partenope, e ora anche da allenatore con il Petrarca Padova. 42 caps e 13 punti marcati dal 2004 - esordio contro l'Inghilterra - e il 2009.

Rima Wakarua

Nato a North Shore nel 1976, da madre scozzese e padre maori ex terza linea, dopo essere stato chiuso a North Harbour da un certo Frano Botica, arriva in Italia nel 1999, diventando presto un idolo della Leonessa Brescia, assieme al connazionale Dion Kingi, che approderà poi a Treviso, ma non riuscirà mai ad indossare la maglia dell'Italia. Diventa la sorpresa assoluta nelle convocazioni di un altro neozelandese, Sir John Kirwan, alla vigilia della Coppa del Mondo australe del 2003, dove fa il suo esordio in maglia azzurra contro Tonga. Per lui 11 presenze in totale fino al 2005, con 99 punti (22 calci piazzati, 15 trasformazioni e 1 drop) che lo pongono quale miglior marcatore neozelandese dell'Italia. Dopo l'esperienza bresciana approda al Gran Parma, segnando contro la Capitolina 48 punti nel match, record per una singola partita del campionato italiano, e chiude l'avventura italiana ai Cavalieri Prato, di cui per un periodo diventa anche assistente allenatore.

Kelly Haimona

Neozelandese di Rotorua, nato nel 1986, approda in Italia a Piacenza con la maglia dei Lyons da Bay of Plenty, per poi passare per Calvisano e Zebre, mettendo assieme 11 caps e 65 punti tra 2014, anno dell'esordio con 14 punti marcati ad Ascoli Piceno contro Samoa, e il 2016.

Kaine Robertson

Il miglior marcatore di mete di origini neozelandese con l'Italia - 14 in totale in 47 caps tra 2004 e 2010 (esordio contro la Romania), nasce nel 1980, ad Auckland e diventa presto un idolo per i tifosi di Viadana prima, e della sfortunata franchigia degli Aironi poi. E' stato anche nazionale seven e di lui si ricorda soprattutto la meta tutto campo contro il Galles nel Sei Nazioni 2007 nata da un calcio stile campanile con lunga rincorsa e marcatura in solitaria sotto ai pali.

Jayden Hayward

Il jolly di Hawera, classe 1987, è stato forse il più talentuoso tra i giocatori di scuola neozelandese arrivati a vestire la maglia azzurra. Cresciuto a Taranaki, ha indossato le maglie di Highlanders e Hurricanes, andando molto vicino alla chiamata con gli All Blacks, per poi spostarsi in Australia con Western Force e andare altrettanto vicino alla convocazione con i Wallabies, prima di scegliere l'Italia. Capace di giocare apertura e centro, viene impiegato soprattutto come estremo, dove dimostra ottima visione di gioco e abilità pure come calciatore. Arrivato nel 2014 a Treviso, dove rimane fino al ritiro nel 2021, fa il suo esordio nel 2017 con l'Italia contro Figi, collezionando in tutto 27 caps e una meta.

Una simile nazionale, poi, non può che essere allenata da uno staff di prim'ordine, composto da un triunvirato con Brad Johnstone, John Kirwan e Kieran Crowley.

All Black numero 749, Brad Johnstone, neozelandese di Auckland (1950) ex pilone della formazione locale, di cui è stato capitano, seguendo le orme del padre vincitore come lui del Ranfurly Shield, vanta 13 presenze tra 1976 (esordio nel tour in Sudafrica) e 1979 con la nazionale in maglia nera, compreso il tour dei British and Irish Lions del 1977. Allena dal 1989 al 1991 a L'Aquila e poi si mette in luce alla guida delle Figi, portandole fino ai quarti di finale nella coppa del mondo 1999. Torna in Italia alla guida della nazionale dal 19 novembre 1999 al 26 aprile 2002, collezionando 5 vittorie e 22 sconfitte nelle 27 partite complessive da commissario tecnico (18,5% percentuale di successi). Passerà alla storia come primo allenatore dell'Italia al Sei Nazioni, che fa esordire con vittoria sulla Scozia allo Stadio Flaminio.

Lascerà, poi, l'incarico al suo allora assistente, John Kirwan, autentico eroe dei due mondi che rimane alla guida dell'Italia dal 27 aprile 2002 all'8 aprile 2005 per 32 partite, 10 vittorie, 22 sconfitte (31,2% percentuale di successi).

Nato ad Auckland nel 1964, ha giocato con i Marist, per poi intraprendere un'avventura italiana tra 1985 e 1989 a Treviso, dove conosce la moglie e mette su famiglia - dei due figli, ora uno gioca a calcio a Padova in LegaPro e l'altro ha fatto parte dell'ultima spedizione velistica di Luna Rossa in Coppa America;uon sangue non mente, insomma, d'altronde anche lui era nipote di Jack, vincitore del Ranfurly Shield nel 1922 con Hawke's Bay e nazionale neozelandese nel rugby a XIII -, per chiudere nel Bel Paese a Thiene, provincia di Vicenza, e passare per un periodo al Rugby League e poi in Giappone.

All Black numero 854, campione del mondo da protagonista assoluto con tanto di meta in finale contro la Francia nel 1987, ha indossato la maglia nera per 62 volte con 143 punti marcati dal 1984 al 1994, segnando 67 mete complessive, un record, di cui 35 in test match. Si dice abbia segnato un totale di 199 mete in incontri ufficiali e che la duecentesima con i Barbarians non venga calcolata soltanto perché partita non riconosciuta. E' stato il primo All Black a raggiungere i 50 caps nel 1992, diventando poi allenatore del Giappone, dei Blues e appunto dell'Italia, vincendo nel Sei Nazioni 2003 contro il Galles e nel 2004 contro la Scozia, per poi essere sostituito dal francese Pierre Berbizier. Oggi è anche un apprezzato commentatore televisivo.

Compagno di nazionale di Kirwan nella spedizione iridata casalinga del 1987 è Kieran Crowley, secondo estremo dietro a John Gallagher - cognome che riporta alla memoria gli attuali Azzurri, padre di Matt, estremo che contro la Georgia domenica scorsa ha indossato per la seconda volta la maglia dell'Italia, dopo l'esordio nel tour estivo del Pacifico contro Samoa.

Nato a Kaponga nel 1961, è un'autentica leggenda dalle parti di Taranaki, ma aveva conosciuto l'Italia già negli anni '80, giocando per tre stagioni a Parma. Dal 1985 al 1991 colleziona 19 caps e 105 punti (6 calci all'esordio contro l'Inghilterra) da All Black numero 848. Nel 1987 gioca nella fase a gironi contro l'Argentina, rimanendo fuori poi per un periodo dalla nazionale, ma tornandoci nel 1990 quando Gallagher e Matthew Ridge passano al Rugby League e venendo convocato al mondiale britannico del 1991 al posto dell'infortunato Terry Wright, giocando anche la sfortunata semifinale contro l'Australia, in cui David Campese (altro con apparizioni passate in Italia tra Milano e Padova) fa letteralmente impazzire la difesa neozelandese.

Dopo il ritiro ha allenato a Taranaki e diverse squadre giovani dei Baby Blacks, prima di diventare selezionatore del Canada e poi passare al Benetton Treviso dal 2016 al 2021. Dal 19 maggio 2021 al 7 ottobre 2023, prima dell'avvento di Gonzalo Quesada, guida la nazionale italiana in 27 partite (10 vittorie, 17 sconfitte, con la percentuale di successi più alta per un coach neozelandese 37%), interrompendo con l'affermazione del Principality Stadium di Cardiff - meta di Edoardo Padovani trasformata da Paolo Garbisi allo scadere dopo lo splendido exploit di Ange Capuozzo - una striscia di 36 sconfitte consecutive al Guinness Sei Nazioni. Dopo l'Italia, si è trasferito in Giappone dove allena ora gli Honda Heat.