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ITALIA-NUOVA ZELANDA NELLA STORIA

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Sabato gli Azzurri saranno a Torino per la quarta volta, la prima all'Allianz Stadium, nel diciottesimo confronto con i leggendari All Blacks

Nessun successo per gli Azzurri nei diciassette precedenti, di cui nove in casa - Roma la città più gettonata (quattro volte all'Olimpico, una al Flaminio) e poi una apparizione a testa per Rovigo, Bologna, Genova e Milano -, due in Nuova Zelanda (Hamilton e Christchurch) e sei alla Coppa del Mondo (di cui quella del 1987 ad Auckland). Manca, poi, all'appello quella del 2019, sempre al Mondiale, quando il tifone Hagibis costrinse all'annullamento di una sfida ininfluente ai fini della classifica finale del girone, venendo registrata come 0-0, ma di fatto mai disputata.

Sabato a Torino, per la prima volta all'Allianz Stadium, casa della Juventus, gli All Blacks supereranno sicuramente quota 1000 punti marcati nei confronti diretti - ora sono a 981, contro i 169 degli Azzurri, con 140 mete marcate contro le sole 14 italiane (dieci volte tanto), dato che i padroni di casa non sono mai riusciti a segnarne più di due negli scontri con i tutti neri (nel 1991, 2000, 2007 e 2023). Insomma, la media punti dice 58-10 in favore degli ospiti con 8 mete contro 1.

Il miglior risultato per l'Italia è arrivato nel primo confronto ufficiale, quello del 1979 allo Stadio Mario Battaglini di Rovigo, 12-18, mentre il peggiore alla Coppa del Mondo 1999 ad Huddersfield, 101-3, che rappresenta anche il punteggio e lo scarto peggiore di sempre in campo neutro (salvato dal record di tutti i tempi soltanto dalla sconfitta nel test dello stesso anno a Durban contro il Sudafrica, 101-0), oltre al numero maggiore di punti subiti dagli All Blacks, mentre il dato migliore è di 21 nella sconfitta 31-21 a Leicester nella Coppa del Mondo 1991.

Iniziamo allora a riavvolgere il nastro della memoria e a ripercorrere i confronti diretti tra Italia e Nuova Zelanda.

La prima è una partita non ufficiale, disputata allo Stadio Appiani di Padova il 22 novembre 1977, per festeggiare il cinquantenario della Federazione Italiana Rugby che, preoccupata di subire una sconfitta pesante, decide di non schierare l'Italia come tale, ma imbastire un cosiddetto XV del Presidente, rafforzato da tre stranieri che militano nel campionato italiano, vale a dire i sudafricani Nelson Babrow del Petrarca Padova e il gigante Dirk Naudè del Rovigo e il mediano francese dei patavini Guy Pardies. Davanti a 20mila tifosi, gli All Blacks si impongono 9-17, schierando in campo anche il futuro commissario tecnico della nazionale italiana Brad Johnstone. Nell'Italia, guidata dal tecnico dei Bersaglieri rossoblu di Rovigo, Carwyn James, gallese unico allenatore capace di sconfiggere i neozelandesi nelle serie con i British and Irish Lions, va in panchina Arturo Bergamasco, padre dei futuri azzurri Mauro e Mirco, in seconda linea gioca Andrea Rinaldo, recente candidato alla presidenza World Rugby e ai centri i fratelli Bruno e Nello Francescato, autore dell'unica meta che la Nuova Zelanda subì nel corso di quella tournée.

Per la prima ufficiale - come già detto miglior risultato di sempre contro i prossimi avversari - bisogna, invece, attendere due anni, il 28 novembre 1979, a Rovigo, quando ancora una meta di Nello Francescato e i punti al piede dell'enfant du pays Stefano Bettarello, fissano il punteggio sul 12-18. Prima della partita, il discorso di incoraggiamento dell'allenatore Pierre Villepreux è talmente accorato che lo stesso tecnico francese scoppia in lacrime negli spogliatoi, mentre il cerimoniale prevedeva la consegna di un mazzo di fiori - poi rifiutato da Graham Mourie dicendo che si trattava di una partita di rugby, non di un matrimonio o un funerale - da parte di un giovane atleta della formazione giovanile polesana della Monti, figlio dell'allora presidente del club, un certo Carlo Checchinato, destinato più avanti ad affrontare gli All Blacks direttamente sul campo con la maglia azzurra.

I successivi confronti arrivano in Coppa del Mondo. Nella prima il 22 maggio 1987 ad Auckland la debacle arriva nel secondo tempo, dopo aver chiuso il primo parziale 17-6 con due calci di Oscar Collodo. Nella ripresa le doppiette dei futuri "trevigiani" Craig Green e John Kirwan - con tanto di coast to coast tutto campo - mettono le cose in chiaro per il 70-6 conclusivo.

Va molto meglio nel vecchio Welford Road di Leicester nel 1991, nonostante la partenza choc con meta di Zinzan Brooke dopo nemmeno sessanta secondi. Tre calci piazzati e due trasformazioni di Diego Dominguez delle mete di Marcello Cutitta e Massimo Bonomi, fanno scattare l'applauso del pubblico inglese per il 31-21, viziato anche da una meta monumentale del primo gigantesco neozelandese Va'aiga Tuigamala, antesignano dell'arrivo successivo di Jonah Lomu, e da una meta tecnica non concessa dall'arbitro australiano Fitzgerald per un evidente fallo di Craig Innes su Dominguez. Al termine dell'incontro, l'ex capitano e leggenda neozelandese Wayne "Buck" Shelford commenterà "Una vittoria per la Nuova Zelanda, un trionfo per l'Italia".

Il 28 ottobre 1995 si torna in Italia, al Dall'Ara di Bologna. Finisce 6-70 (due mete di Jonah Lomu), il passivo casalingo più alto, con due calci di Bonomi - al 3' segnando il primo storico vantaggio nelle sfide contro gli All Blacks - ed un'Italia, seppur reduce da una buona Coppa del Mondo in Sudafrica, stanchissima, reduce da una traversata oceanica per disputare la Coppa Latina contro l'Argentina e poi i match con Francia e Romania, e con Dominguez che rifiutò la convocazione in aperta polemica con i selezionatori che volevano schierarlo centro.

Nella RWC successiva in Inghilterra, ad Huddersfield, viene poi scritta una delle pagine più nere, in tutti i sensi, del rugby italiano: la sconfitta 101-3 del 14 ottobre 1999, con un solo calcio piazzato di Dominguez e 13 mete subite. In campo allora come tallonatore l'attuale tecnico degli avanti Andrea Moretti. Una dura lezione, ben assimilata tuttavia da un gruppo che, quando tornerà in campo nell'incontro successivo, il 5 febbraio 2000, andrà a battere 34-20 la Scozia all'esordio del neonato torneo Sei Nazioni.

Seguono il 19-56 di Genova (25 novembre 2000) con le mete di Andrea Lo Cicero e Stefano Saviozzi, il 64-10 di Hamilton (8 giugno 2002) con meta di intercetto e corsa per metà campo quasi impensabile per un seconda linea da parte di Marco Bortolami, oggi capo allenatore del Benetton Treviso.

L'anno successivo, di nuovo Coppa del Mondo, a Melbourne in Australia, 70-7 (11 ottobre 2003) con meta italo-neozelandese, marcata dal primo equiparato della storia del rugby azzurro, Matthew Phillips.

Il 13 novembre 2004 al Flaminio, nel finale Mauro Bergamasco si toglie la soddisfazione con una lunga corsa sull'ala destra di marcare a sua volta contro i mostri sacri, nella sconfitta 10-59 al Flaminio.

Di nuovo Coppa del Mondo nel 2007 (8 settembre), a Marsiglia segnano il fratello di Mauro, Mirco Bergamasco, e Marko Stanojevic, in un match in cui l'Italia rimpiangerà soprattutto la scelta di aver voltato le spalle alla haka all'inizio.

Il 27-6 del 27 giugno 2009 a Christchurch (due calci di Luke McLean) non è altro che il preludio per il match più significativo del 14 novembre, quando la palla ovale fa il suo esordio, nemmeno tanto in punta di piedi dato il record di 80018 spettatori, alla Scala del calcio, lo stadio San Siro di Milano. Una partita non troppo spettacolare terminata 6-20, con una sola meta messa a segno dal tallonatore dei Crusaders Corey Flynn e due calci di Craig Gower, per un'Italia che nei minuti finali costringe sui propri cinque metri la Nuova Zelanda, con una serie continua di mischie ravvicinate che purtroppo non portano ad una probabilmente meritata meta di punizione.

Dopo il "Giuseppe Meazza" (come è anche conosciuto l'impianto meneghino dal nome del grande centravanti della nazionale e dell'Inter, ndr), arriva il momento dello Stadio Olimpico di Roma e per ben quattro volte consecutive.

Nel 2012 (17 novembre), 10-42 con drop di Luciano Orquera e meta di Alberto Sgarbi; 2016 (12 novembre), 10-68 meta di Boni e due marcature neozelandesi di Malakai Fekitoa, oggi centro del Benetton Treviso, per gli All Blacks che superano le 100 mete segnate contro l'Italia; 2018 (24 novembre), 3-66, dopo il momentaneo 3-3 con calcio piazzato di Tommaso Allan; e 2021 (6 novembre), 9-47, tutti punti al piede di Paolo Garbisi.

L'ultimo confronto diretto, infine, alla recente Coppa del Mondo in Francia, il 29 settembre dello scorso anno, quando le mete di Ange Capuozzo e Monty Ioane, non servirono a limitare più di tanto un pesantissimo passivo di 96-17 con gli avversari che varcarono la linea azzurra per 14 volte.

Infine, un dato scaramantico difficilmente sfatabile sabato sera. Nei tre precedenti match disputati a Torino, l'Italia non è mai riuscita a vincere.

All'ombra della Mole sono, infatti, arrivate le sconfitte contro i Pumas argentini (14-22) nel 2008, i Wallabies australiani (20-50) nel 2013) e gli highlanders scozzesi (12-16) nell'ultima apparizione in terra sabauda in un match di preparazione alla Coppa del Mondo 2015, il 22 agosto dello stesso anno.

Quasi impensabile che possa essere invertita la rotta contro una delle due nazionali Tier 1, assieme all'Inghilterra, mai sconfitta dall'Italia nei confronti diretti.