Match iniziato, come da tradizione, con la danza di guerra neozelandese, la haka, stavolta in una versione da passare agli annali, con l'Inghilterra avanzante verso la linea di metà campo per accettare la sfida lanciata dal popolo della grande nuvola bianca.
Pronti, via ed entrambe le squadre fanno capire di volersela giocare, con tre calci a tagliare il campo nei primi 2' che fanno subito capire cosa attendersi per il resto della gara.
I primi punti dell'incontro arrivano dal piede dell'apertura inglese Marcus Smith, con un calcio piazzato sulla linea dei ventidue dopo una serie di fasi in attacco.
Il tallonatore della Nuova Zelanda, Codie Taylor, è costretto a lasciare il campo e passare per il protocollo HIA sulle concussion.
Tuttavia, sono gli All Blacks a trovare la prima meta, con uno splendido offload dietro la schiena di Wallace Sititi che lancia in bandierina Mark Tele'a e una strepitosa trasformazione da posizione impossibile porta a 7 i punti ospiti.
L'Inghilterra torna subito all'attacco, con Immanuel Feyi-Waboso tra i pericoli principali per la difesa in maglia nera. Un placcaggio in ritardo su Marcus Smith, appena dentro i ventidue, concede all'apertura degli Harlequins una nuova possibilità per accorciare il divario e portare i suoi a -1.
Il nuovo sistema difensivo dei padroni di casa, costruito da Joe El-Abd, è chiaro e vede il XV della rosa salire in velocità con la linea e mettere pressione sulla Nuova Zelanda.
Un problema alla mano al 16' costringe il centro degli All Blacks, Rieko Ioane, all'assistenza dello staff sanitario, con l'ingresso al suo posto di Anton Lienert-Brown.
Dopo una lunga fase di studio senza troppe occasioni, la Nuova Zelanda trova la seconda meta nella maniera più classica degli All Blacks. Circa alla mezz'ora di gioco, rapido cambio di direzione di Cortez Ratima, passaggio per Beauden Barrett che inventa il cambio all'interno per l'inserimento dell'estremo Will Jordan, bravo a mettere il turbo e a resistere fino alla linea per una meta che, se mai ce ne fosse bisogno, dimostra tutte le capacità e la pericolosità degli All Blacks in attacco, nel costruire azioni dal nulla e con un semplice cambio d'angolo.
Per Barrett ancora una trasformazione e vantaggio che sale ad 8 punti.
Ancora una volta, tuttavia, i padroni di casa non si danno per vinti e un altro placcaggio su un giocatore senza palla, concede a Smith la possibilità di riportare sotto break gli uomini di Borthwick.
Chandler Cunningham-South dimostra tutte le sue qualità con un placcaggio devastante su Tupou Vaa’i che fa scattare in piedi i tifosi giunti all'Allianz Stadium e alzare dalle tribune del tempio di Twickenham il classico "Swing low, sweet chariot".
Subito dopo, l'Inghilterra conquista l'ennesimo calcio di punizione, stavolta grazie alla sua mischia, e Smith trova i pali da 45 metri di distanza, prima di provare un drop a tempo scaduto senza riuscire nel sorpasso e mandando così le squadre al riposo con la Nuova Zelanda avanti 12-14.
Ripresa che si apre quasi subito, però, con il primo vantaggio inglese. Dopo una lunga battaglia per il territorio, è ancora Smith a leggere al meglio la situazione in difesa, correndo a tutta velocità per l'intercetto che lo lancia quasi per l'intera lunghezza del campo. La sua corsa semina maglie nere, ma non è destinata a riuscire, ma per sua fortuna arrivano in sostegno l'estremo George Furbank e l'immancabile Immanuel Feyi-Waboso, che sigilla il coast to coast e mette George e compagni avanti sul 19-14.
Partita d'attacco e di rugby spettacolare e la stanchezza inizia a farsi sentire di conseguenza. Prova a sfruttare il momento l'ala degli All Blacks Caleb Clarke, con un break lungo la linea laterale, per poi tagliare verso l'interno e servire l'accorrente Barrett, che si libera facilmente e vola verso il centro dei pali. I tifosi fanno sentire tutto il loro disappunto e un controllo televisivo per un possibile in avanti all'inizio dell'azione da parte di Clarke, porta all'annullamento della marcatura.
Il gesto viene, inoltre, giudicato come volontario, concedendo a Smith una nuova opportunità di portare l'Inghilterra al massimo vantaggio sul 22-14 con l'ultimo quarto di gara da disputare.
La Nuova Zelanda capisce di dover fare sul serio allora e sfrutta subito un calcio da circa 30 metri davanti ai pali, concesso per un placcaggio non chiuso del numero 8 inglese Ben Earl, messo a referto stavolta da Damian McKenzie, subentrato in cabina di regia a Beauden Barrett.
Gli All Blacks aumentano la pressione, mentre la stanchezza si sente sempre di più nel contingente inglese ed il primo metaman di gironata, Tele'a, si mette nuovamente in mostra, saltando nell'uno contro uno George Ford e andando a mettere nuovamente il suo zampino per il momentaneo pareggio.
Score che dura appena pochi secondi, il tempo della precisa trasformazione di McKenzie che ridà il vantaggio alla squadra ospite a dieci minuti dalla fine del match.
L'Inghilterra prova a gettare il cuore oltre l'ostacolo e a mettere in campo le residue energie, sfruttando pure la superiorità numerica per un cartellino giallo comminato a Anton Lienert-Brown e il calcio di punizione concesso per il suo placcaggio alto. Il tentativo di Ford termina, però, laterale sulla destra, concedendo comunque un'altra incredibile occasione ai padroni di casa, grazie all'in avanti di Patrick Tuipulotu, forse l'unico errore in una partita monumentale del giocatore neozelandese.
Mischia ai cinque metri e occasione più unica che rara per l'Inghilterra per provare a vincere l'incontro proprio nel finale, ma il pacchetto va in difficoltà sul più bello e un passaggio sbagliato riportano indietro il XV della rosa. Ford allora prova a risolverla con un drop, ma ancora una volta il suo tentativo non trova l'epilogo sperato, facendo crollare le speranze albioniche e regalando il primo successo nelle Autumn Nations Series 2024 alla Nuova Zelanda.