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CAPITAN CONFERMA

MICHELE LAMARO
Michele Lamaro racconta l’emozione di guidare ancora una volta gli Azzurri verso il Sei Nazioni 2024.

Nel torneo che verrà, il terza linea di origini romane, rappresenta la sola certezza rimasta tra i capitani, unico confermato con i gradi tra le formazioni coinvolte, mentre al di là dell’Italia tutte le altre hanno deciso, chi per necessità chi per rinnovamento, di optare per un cambio di guida.

“Una grande soddisfazione e sono contento perché credo ci sia una certa continuità nella nostra nazionale – dice il flanker ex Primavera e Petrarca, oggi al Benetton Treviso -. I nostri obiettivi sono sulla falsariga quelli degli ultimi anni, ma è un percorso che deve crescere e io come capitano devo essere il primo in questo senso. Dopo la Coppa del Mondo penso che siamo tutti motivati e sento voglia di rivalsa nel gruppo, credo che lo stiamo dimostrando già a livello di club e ora dobbiamo portare lo stesso spirito in nazionale. Personalmente ci metterò sempre la stessa motivazione come la prima e come ogni volta che scendo in campo”.

E ancor più importante la scelta se si considera che arriva dopo un cambio di tecnico, che spesso coincide con una modifica anche del capitano.

“Per ora con Quesada il lavoro iniziato è di ottima qualità, ci stiamo focalizzando sugli aspetti da migliorare e su quelli dove possiamo e dobbiamo essere più efficaci e poi continuare naturalmente a sviluppare i nostri punti di forza e aggiungere quei piccoli dettagli che possono fare la differenza. Finora devo dire che siamo partiti con questa modalità e sono molto contento, ho avuto una buona impressione. Dobbiamo sostanzialmente seguire il solco tracciato ed evolverci come giocatori”.

In un torneo forse mai incerto come quello di quest’anno, con tanta voglia di rifarsi e i dubbi che spesso accompagnano un’edizione post mondiale.

“L’emisfero Nord in generale non ha confermato le aspettative alla Coppa del Mondo e allora in questo Sei Nazioni diverse squadre punteranno a far capire che il livello raggiunto è altissimo. Ci sarà chi vorrà riprendersi e mi aspetto un torneo con nuovi innesti, chi più chi meno, e come sempre una manifestazione che fa della competizione il proprio punto principale e quest’anno sono convinto che questo sarà ancora più amplificato”.

Analizzando i punti di forza dell’Italia, dieci anni fa si sarebbe probabilmente parlato di una straordinaria prima linea, oggi invece sembra essere la terza il reparto più consistente e dove c’è forse anche la maggior competizione interna.

“Questo è un punto che, da terza linea, mi sta particolarmente a cuore. Io voglio provare a spingere i ragazzi con cui lavoro sempre al massimo, creare un ambiente in cui ci si possa esprimere al meglio e prendere spunto l’uno dall’altro per aiutarsi tutti quanti. Insieme abbiamo costruito un legame che va oltre il campo, facciamo esercizi assieme anche fuori dagli allenamenti, abbiamo creato abitudini positive per essere più efficaci ed è un aspetto che si trasferisce al resto della squadra. Siamo un insieme di giocatori che lavorano assieme per raggiungere il massimo livello nel loro reparto, magari all’interno del ruolo può essere visto un po’ come “mors tua vita mea”, ma in realtà al netto è un modo per diventare tutti più efficaci. Chiunque di noi sa che se può aiutare un pari ruolo a fare meglio, lo farà e mi aspetto esattamente questa voglia di spronarsi reciprocamente. L’obiettivo vero dev’essere anzi provare a sviluppare questa competizione positiva che abbiamo in terza linea in tutti i ruoli, per poter essere ogni giorno la miglior versione di noi stessi”.

Senza contare che oltre a quelli che ormai potrebbero essere considerati quasi dei veterani, stanno uscendo nomi nuovi di un certo interesse come Alessandro Izekor e Ross Vintcent.

“Per loro naturalmente avremo un occhio di riguardo, cercando di farli entrare subito nel nostro sistema. Conosco Alessandro giocando con lui a Treviso, è dotato di una fisicità straordinaria e potrà dare un valore aggiunto. Ross non vedo l’ora di conoscerlo e lavorarci assieme, per potergli trasmettere quello che posso e allo stesso tempo ricevere da lui quello che potrà darmi. Avere più opzioni e riuscire ad allargare la competizione ci consente di poter affinare le possibilità di quello che chiamiamo delivery del piano di gioco e non solo, anche di trasferire sul campo prestazioni che ti consentano di essere incisivo e di giocare partita dopo partita. Fortunatamente abbiamo molti giocatori con questo tipo di mentalità solida e questo approccio, ma d’altronde è così che va nel professionismo, altrimenti rischi di rimanere indietro”.

Uno dei nomi forti nel reparto è Sebastian Negri, protagonista tra gli altri della nuova serie Netflix dedicata al torneo Sei Nazioni, dal titolo Full Contact, un’ulteriore occasione per scoprire cosa c’è dietro la facciata nella vita di un atleta di questa categoria.

“Nella gestione di quello che potremo definire l’insight di uno sport spesso c’è una linea sottile tra quello che è l’esprimere in maniera giusta all’esterno e l’eccesso, il fare qualcosa di troppo. Penso che il messaggio che passerà con questa serie sia quello della competizione nello sport e sono molto emozionato di vederla e anche di avere la possibilità di conoscere le altre realtà e magari poter prendere qualche spunto. Nella nostra disciplina spesso si vede l’aspetto violento e si perdono alcuni dettagli che sono invece fondamentali, come il lavoro duro che occorre per arrivare a certi livelli e poi riuscire a rimanerci. Penso pertanto che possa essere un modo estremamente efficace per comunicare le basi del nostro sport, i valori che abbiamo e mandare un messaggio positivo”.

L’altra iniziativa che ritornerà anche quest’anno è quella del Fantarugby, che consente a tantissimi appassionati di vestire i panni degli allenatori ed inventare una propria formazione per partecipare giornata dopo giornata al torneo. Quale giocatore non dovrebbe mai mancare?

“Conosco il Fantarugby e confesso che ogni tanto vado pure a controllare sul sito. Per me un giocatore imprescindibile è Tommaso Menoncello, un centro super fisico, incontenibile palla in mano e che può fare la differenza. Nella mia squadra lo terrei sicuramente”.