La formazione cremisi rappresenta il gruppo degli atleti delle forze dell’ordine nazionali, con basi di grande tradizione e sportivi di primo livello in diverse discipline
Nella vita di ogni atleta arriva il momento in cui si inizia a fare i conti con la carta d’identità e si comincia a pensare al post carriera, spesso con sbocchi inaspettati e imprevisti.
Non è ancora il momento per un giocatore capace di collezionare 53 caps e 152 punti con la maglia della nazionale italiana come Carlo Canna, che però una possibilità, così come molti altri, l’ha iniziata a presagire e pensare sin da giovanissima età.
Quando aveva appena 19 anni, nel 2012, ha lasciato la sua Benevento, dove aveva iniziato a muovere i primi passi nel mondo della palla ovale per entrare nelle Fiamme Oro, selezione che nel Bel Paese, “recluta” giocatori tramite concorso pubblico per partecipare alla Serie A Elite, il massimo campionato locale, e che fa parte del gruppo della Polizia di Stato, consentendo pertanto agli atleti, una volta terminata la carriera, di entrare a tutti gli effetti nei ruoli ed indossare la divisa.
Una storia gloriosa in passato quella delle Fiamme Oro, soprattutto quando la sede non era quella di Roma, diventata attuale a fine anni ’80, ma quando la base era a Padova con cinque scudetti conquistati negli anni ’50 e ’60.
Tre anni con la maglia degli allora neopromossi e poi sette alle Zebre in Pro12/14/URC in virtù di un accordo particolare tra i due club e poi dallo scorso anno di nuovo con la squadra attualmente nelle posizioni di vertice della graduatoria nel campionato italiano.
“Facciamo una vita a tutti gli effetti da sportivi e per ora non siamo, per così dire, in servizio – commenta lo stesso Carlo Canna – e personalmente ancora non ho iniziato a pensare a cosa verrà dopo. Continuo a divertirmi sui campi da rugby e so che sarà difficile un giorno lasciare l’ambiente dove sono cresciuto, anche se oggi come oggi non mi vedo in un ruolo tipo quello dell’allenatore”.
Tanti i giocatori che in Italia possono vantare palmares di livello con tanto di titoli conquistati e che hanno maturato la stessa scelta. Compagno di squadra di Canna e proprio suo vice nel ruolo di capitano è oggi Cristian Stoian, seconda linea con 2 caps internazionali nel 2020, e fino a pochi anni fa vi militava anche il terza linea Simone Favaro, ex Treviso e Glasgow, 36 caps con l’Italia tra 2009 e 2017.
“La possibilità di giocare a rugby e al contempo pensare al mio futuro, è stata la scintilla che ha portato alla decisione di venire qui, così come molto aiuto è arrivato in particolare nei primi tempi da una figura fondamentale come Pasquale Presutti, che mi ha dato una grossa mano nel passaggio dalle giovanili e dalle serie inferiori all’alto livello. Aspiri sempre come giocatore ad arrivare al rango internazionale e ho avuto la fortuna di riuscire a farlo per sette anni. Ci sono stati momenti esaltanti ed altri meno come è naturale. Ho seguito la Coppa del Mondo e soprattutto l’Italia. Spiace per come è finita, forse c’erano persino troppe aspettative e sono sicuro che i ragazzi saranno i primi demoralizzati e che vorranno dimostrare che è tutto alle spalle e togliersi così qualche sassolino dalla scarpa al prossimo Sei Nazioni”.
Nel ruolo di mediano di apertura, che fu proprio di Canna, si è assistito di recente ad un’alternanza tra Paolo Garbisi e Tommaso Allan, entrambi in Francia a Montpellier e Perpignan, e con il primo impiegato spesso da centro per sfruttare un’opzione di doppio playmaker. Situazione già vissuta in passato anche dall’ex numero 10 azzurro.
“Garbisi è ancora giovane e Allan ha dimostrato di avere ottime percentuali al piede sia da estremo che da apertura. Paolo ha già vinto un Top14 e ha ancora grandi margini di miglioramento e una carriera davanti. Anch’io verso la fine dell’esperienza in nazionale ho giocato come primo centro, nella gestione di Franco Smith, e credo possa essere una soluzione interessante, in particolare a partita in corso. Vedremo naturalmente ora cosa succederà con il cambio alla guida e con l’arrivo di Quesada, dato che questa era un’alternativa che ben si sposava con il piano di gioco di Crowley”.
Intanto, fuori dal campo e dall’ambito internazionale, rimane comunque la possibilità di poter onorare al meglio uno dei gruppi di maggior blasone ed importanza in Italia. “Mettere la divisa della Polizia di Stato, ma anche semplicemente la tuta delle Fiamme Oro per me personalmente ha sempre un significato enorme. Rappresentiamo questo gruppo e vogliamo onorarlo al meglio. Basti pensare ai nomi straordinari che rappresentano le Fiamme Oro e la Polizia di Stato in altri sport: campioni olimpici e mondiali come Marcell Jacobs, Gianmarco Tamberi o Gregorio Paltrinieri”.