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COSA ASPETTARSI DAL TORNEO 2025

Six Nations fans at Principality Stadium
Alcune storie hanno già catturato l'attenzione del vasto pubblico per il prossimo Guinness Sei Nazioni. Eccone alcune che magari vi siete persi
I campioni in carica con un nuovo allenatore

Con Andy Farrell impegnato quest'anno con i British and Irish Lions, sarà Simon Easterby ad assumere il ruolo di capo allenatore ad interim per l'Irlanda.

Easterby, già figura chiave nello staff tecnico in verde sin dal 2014, apporterà una vasta conoscenza ed esperienza dell'ambiente con sè. La sua relazione profonda con la squadra e i rapporti già stabiliti con i giocatori dovrebbero garantire una certa continuità e stabilità nel tentativo da parte dell'Irlanda di centrare una storica tripletta consecutiva.

Il suo approccio è notevolmente influenzato dal suo background sia come tecnico che come giocatore. Ex terza linea con 65 presenze in maglia irish, era conosciuto soprattutto per la sua tenacia e capacità di leadership sul campo. La sua carriera di allenatore è iniziata con gli Scarlets dopo aver terminato a Llanelli quella da giocatore. E' rimasto come primo coach dal 2012 al 2014 in Galles, prima di entrare a far parte dello staff dell'Irlanda come allenatore degli avanti. Nel 2021 ha assunto, poi, l'incarico di tecnico per la difesa, contribuendo alla solidità difensiva irlandese e più in generale ai successi internazionali che hanno portato la nazionale a lungo sul tetto del ranking mondiale.

Chi ha giocato con lui come allenatore ne ha sottolineato i punti di forza in particolare nel riuscire a tenere la squadra unita e motivata. La sua familiarità con i giocatori e con lo staff tecnico in essere assicura quella che dovrebbe essere una facile transizione nella leadership, così come la decisione di mantenere un gruppo centrale di veterani per il prossimo torneo Sei Nazioni, integrando al contempo alcuni volti nuovi, come l'esordiente pilone Jack Boyle, riflette il suo approccio bilanciato nella selezione della squadra.

Non sarà certo semplice seguire la scia di Farrell, ma la leadership di Easterby potrebbe rivelarsi fondamentale nelle sfide che attendono l'Irlanda. Il suo acume tattico, combinato con l'abilità di ispirare e unire il team, mettono ancora l'Irlanda in pole position per il titolo. La sfida d'apertura contro l'Inghilterra sarà già un test significativo di tutto ciò e potrebbe dettare pertanto la strada per quello che sarà il torneo dei campioni in carica.

Il dilemma apertura per la Francia

Tra i 42 giocatori selezionati da Fabien Galthié per il Sei Nazioni 2025, tre mediani di apertura sono in diretta competizione per partire con la maglia numero 10: Romain Ntamack (37 caps), Matthieu Jalibert (34) e Thomas Ramos (39). Una decisione delicata per l'ex mediano di mischia transalpino, che dovrà trovare il giusto equilibrio tra performance e motivazioni in questo trio.

Ntamack e Ramos hanno esordito durante il Sei Nazioni 2019, mentre Jalibert aveva ottenuto il suo primo cap un anno prima. Quest'ultimo ha quasi sempre giocato come apertura, mentre Ntamack (nella foto sotto) ha anche giocato come centro (compreso il suo debutto contro il Galles). Ramos, invece, gioca principalmente come estremo (il 77% delle sue presenze sono avvenute con addosso la maglia numero 15), ma è stato poi spostato all'apertura nello scorso Championship a causa degli infortuni dei due pari ruolo.

All'apertura è stato, poi, confermato anche durante le Autumn Nations Series - tanto da meritarsi la definizione di "uno dei migliori al mondo al momento, sia come 10 che come 15" da parte dell'ex numero 10 del Galles, Dan Biggar -, diventando un serio contendente in quella posizione. Tuttavia, con il ritorno dopo una lunga assenza di Ntamack e l'ottimo stato di forma con l'Union Bordeau-Begles di Jalibert, la scelta per Galthié sarà quanto mai ardua. Il non aver considerato come estremo Romain Buros potrebbe ulteriormente complicare il tutto, riportando potenzialmente Ramos a 15 e lasciando Jalibert all'apertura. Il tutto sempre che sia rientrata anche la fronda che a novembre aveva visto quest'ultimo lasciare il camp transalpino per propria volontà dopo il rifiuto di accomodarsi in panchina contro gli All Blacks.

E poi non va scartate nemmeno l'ipotesi Antoine Dupont, che torna a giocare il Sei Nazioni dopo la pausa dello scorso anno con il seven e i Giochi Olimpici. Anche lui, pur essendo mediano di mischia di ruolo, è adattabile e ha spesso giocato a Tolosa come apertura: un giocatore, a dire il vero, talmente talentuoso e completo che potrebbe giocare un po' ovunque.

Insomma, si prospetta qualche grattacapo nel processo di selezione per Galthié per trovare il giusto bilanciamento in vista di un torneo sempre impegnativo.

Il 10 perfetto per il Galles?

Se la Francia si trova a fare i conti con tre potenziali candidati per il ruolo di mediano di apertura, Warren Gatland ha deciso di puntare tutto su un solo cavallo vincente: il ventunne esordiente Dan Edwards. In una nazione tradizionalmente ossessionata dalla maglia numero 10, una scelta che ha fatto sollevare più di qualche soppracciglio.

Edwards viene considerato un giocatore dal grande potenziale – in effetti, nel recente pareggio contro Cardiff dei suoi Ospreys ha segnato lui tutti i punti – ma questa scelta rappresenta un voto di fiducia significativo nelle sue abilità di gestire la pressione del rugby internazionale. Nella kermesse ormai alle porte e con il Galles chiamato a rifarsi dalla delusione dell'edizione 2024, l'approccio di Gatland è identificativo anche di una determinata volontà di prendere dei rischi calcolati e provare a costruire verso il futuro.

Anche il giocatore di Cardiff Ben Thomas fa parte della rosa selezionata, ma ha giocato principalmente come centro, pur essendo adattabile e avendo dei precedenti all'apertura. Cosa che lascia di fatto Edwards come unico 10 puro nel gruppo. La versatilità di Thomas potrebbe rivelarsi importante come copertura, ma affidarsi ad un unico specialista all'apertura sembrerebbe essere una mossa azzardata, soprattutto considerando lo sforzo fisico richiesto durante il torneo. Un qualcosa, insomma, che dice molto sulla fiducia che Gatland sembra riporre nei confronti di Edwards e delle sue abilità, nonostante la sua esperienza limitata a livello seniores.

La linea di produzione di mediani di apertura gallesi è sempre stata al centro del dibattito nazionale, considerando leggende come Barry John, Phil Bennett e Jonathan Davies. Più recentemente, la profondità nel ruolo ha avuto alti e bassi e la scelta di Edwards sembra anche poter dare una prima idea di quello che ci si potrà attendere dalla prossima generazione. Il suo inserimento, inoltre, sottolinea la volontà di Gatland di rinverdire la squadra con giovani talenti (come dimostrato tra le altre cose dalla decisione di non chiamare il recuperato trentatreenne Gareth Anscombe, in forza al Gloucester).

Se è vero che la pressione sulle spalle di Edwards sarà immensa - va ricordato che proprio il Galles darà il via al torneo venerdì 31 gennaio a Parigi contro la Francia -, va anche detto che Gatland non ha mai avuto paura di offrire un'opportunità ai giovani e magari c'avrà ancora una volta visto giusto portando Edwards a diventare una delle stelle emergenti della manifestazione.

Inghilterra: obiettivo vittoria

A Steve Borthwick è stata chiesta una cosa molto semplice: migliorare quanto fatto lo scorso anno, quando l'Inghilterra vinse tre partite su cinque, l'ultima delle quali nel Super Sabato conclusivo contro l'Irlanda, che proveranno a ripetere a Dublino nel match d'esordio della campagna 2025.

Dall'ultimo successo albionico nel 2020, una media ponderata dei posizionamenti finali li posizionerebbe in media al quarto posto. Un qualcosa che Borthwick e tutto lo staff tecnico vorranno disperatamente cambiare, considerando anche il grande potenziale di talenti a disposizione nella rosa.

Il nuovo anno ha portato con sé un nuovo capitano, Maro Itoje, al posto del compagno di club Jamie George. Un seconda linea, così come Borthwick da giocatore, e un predestinato per il ruolo, tanto che si è iniziato a parlarne sin daquando guidò l'under 20 al titolo giovanile del 2014. Sarà la mossa giusta per dare il via ad un rinnovamento inglese?

Apprezzato per la sua leadership naturale e per la costante etica del lavoro, Itoje ha qualità che potrebbero dare all'Inghilterra esattamente quel piccolo vantaggio necessario e che da tanto tempo sta cercando. L'ormai trentenne dei Saracens ha al suo attivo 88 caps e ha svolto un ruolo determinante anche con i British and Irish Lions e potrà dare ulteriore esperienza e conoscenza ai compagni.

Le debolezze inglesi negli ultimi tornei sono spesso state individuate nella disciplina e nell'inconsistenza, aree in cui l'influenza di Itoje potrebbe portare ad una trasformazione. Come leader proattivo e che sa farsi sentire sul campo, potrà guidare i compagni a focalizzarsi sotto pressione così come gestire le relazioni con gli arbitri in maniera diplomatica. Considerando il mix di giocatori d'esperienza e talenti emergenti, potrebbe essere l'uomo giusto per unire la squadra e determinare il tono decisivo in un'Inghilterra che proverà a raggiungere le tanto desiderate quattro vittorie.

Un Kiwi con il kilt per il futuro della Scozia

La decisione di Gregor Townsend di inserire Fergus Burke dei Saracens nella squadra scozzese rappresenta senz'ombra di dubbio una notizia eccitante. Nativo della Nuova Zelanda, il mediano di apertura ha giocato nel Super Rugby con i Crusaders ed era potenzialmente eleggibile anche per l'Inghilterra, ma alla fine sembra aver optato per la sua discendenza scozzese nel rampo paterno. Il ventiquattrenne potrebbe dare nuova linfa vitale all'attacco della Scozia o almeno è quello che si augura lo stesso Townsend.

La sua scelta non solo aumenta la profondità nel ruolo - che già vedrà come attore principale il brillante Finn Russell - ma rappresenta anche un colpo significativo per il rugby highlander. Essendo stato nei radar anche di Inghilterra e Nuova Zelanda, la sua decisione di sposare la filosofia del cardo dimostra l'abilità di Townsend nell'attrarre i migliori talenti anche dall'estero. Potrà diventare un'alternativa interessante a Russell, che rimane il talismano della Scozia, date le sue capacità nel gioco al piede e sul piano tattico. La sua versatilità, inoltre, potrebbe consentirne un utilizzo come estremo in caso di bisogno, dando a Townsend ulteriori opzioni in un torneo faticoso.

Se la maglia di mediano di apertura della Scozia spesso è stata definita dalla brillantezza del mercuriale Russell, l'arrivo di Burke potrebbe essere anche un segnale dell'inizio di un piano di successione a lungo termine. Un ruolo che, in fin dei conti, non gli è nemmeno troppo sconosciuto, dato che con i Saracens ha dovuto prendere il posto di un altro importante numero 10 come Owen Farrell.

Chi al posto di Lynagh?

L'assenza del trevigano Louis Lynagh, fermato da un infortunio con conseguente operazione al ginocchio, rappresenta per Gonzalo Quesada la necessità di dover decidere ora chi dovrà rimpiazzare l'uomo che ha segnato al suo esordio lo scorso anno contro la Scozia e capace, con una doppietta personale, di regalare agli Harlequins il titolo nella Premiership 2021. La competizione non manca, comunque, con tre potenziali candidati tutti interessanti e che offrono differenti peculiarità, vale a dire Simone Gesi, Matt Gallagher e Jacopo Trulla.

Gesi, una presenza per lui sinora conquistata contro la Scozia (primo avversario dell'Italia sabato 1 febbraio a Murrayfield) ad Edimburgo nel 2023, potrebbe tornare di moda, in particolare grazie alle sue potenzialità a livello di velocità ed evitamento degli avversari, messe in mostra tra URC e Challenge Cup con le Zebre, per cui detiene anche il record di mete marcate. La sfida che aprirà il Sei Nazioni azzurro sarà, poi, una riproposizione del match d'esordio per il livornese, che vorrà tornare a sentire l'emozione dei grandi palcoscenici internazionali.

Gallagher (qui sopra nell'immagine) ha all'attivo due caps, esordio nel tour del Pacifico contro Samoa e poi in campo a Genova al Ferraris contro la Georgia nelle Autumn Nations Series. Offre versatilità, potendo giocare anche come estremo, spostando eventualmente Ange Capuozzo e, così come Lynagh, è a sua volta figlio d'arte, dell'ex All Black campione del mondo 1987 John Gallagher. Le somiglianze con il compagno di club a Treviso non finiscono qui, dato che entrambi sono arrivati in estate dalla Premiership (Gallagher sponda Bath). Le sue capacità difensive e al piede (mancino) potrebbero offire una valida alternativa all'Italia nel tentativo di migliorare ulteriormente il miglior torneo di sempre disputato nel 2024 con due vittorie ed un pareggio.

Trulla, infine, tra i tre è il giocatore con più esperienza (12 caps) e appare al momento in pole position per partire titolare sul versante opposto rispetto a Monty Ioane. Richiamato di recente da Quesada, è dotato di una corsa elettrica ed a sua volta è in grado di giocare sia all'ala che con la maglia numero 15.

Tanto, insomma, da pensare per Quesada che vorrà provare a sfruttare al meglio il potenziale di una linea di trequarti a tratti letale innescata dal duo centrale costituito dall'imprescindibile coppia Brex-Menoncello.

Il Guinness Sei Nazioni inizia venerdì 31 gennaio con la sfida tra Francia e Galles. Qui disponibile tutto il calendario