Undici anni sono passati da quel pomeriggio di metà marzo 2013 in cui l'Italia vinceva la sua ultima partita casalinga allo Stadio Olimpico di Roma nel torneo Sei Nazioni.
"Quel giorno avevo 14 anni ed ero qui allo stadio a vederla - commenta Michele Lamaro -. Oggi va elogiata la prova difensiva e l'aspetto mentale che siamo riusciti a tenere. La maggior parte delle volte il carattere viene fuori dalla difesa, da come riusciamo a mettere sotto pressione l'avversario: più riesci a farlo e meno la subisci in questo sport. Non ho contato i placcaggi dell'ultima azione, ma è stata incredibile la lucidità con cui abbiamo tenuto, perché difendevamo sapendo che dovevamo tenerli lontani e senza concedere falli per ventiquattro fasi. Penso sia stato qualcosa di spettacolare.
Abbiamo lavorato molto negli ultimi anni sull'aspetto mentale, sul rimanere aggrappati alle partite e a determinate situazioni che possono portare vantaggi fondamentali. Dal punto di vista emotivo un po' di frustrazione c'è stata all'inizio, dopo la loro prima meta, nata da un momento a nostro favore. Proprio lì diventa difficile mantenere la lucidità e restare tutti focalizzati verso lo stesso obiettivo, perché basta che un giocatore si perda ed inizia ad essere più difficile. Sapevamo di poter essere competitivi contro di loro e di poterli mettere in difficoltà. Oggi, grande merito va tutta la squadra e a tutto il lavoro fatto. A fare la differenza, alla fine, è sempre quanto ci si prepara bene per ogni singola partita".
Ora, appuntamento con la storia e con la possibilità di tornare sabato prossimo ad ottenere due successi in una singola annata, così come avvenuto in passato durante le gestioni di Pierre Berbizier e Jacques Brunel.
"Continuità e consistenza per me significa guardare a quello che possiamo fare domani, a come inizieremo la preparazione e come andremo in campo sabato contro il Galles. Poi si potranno tirare un po' di somme, e dopo ancora inizieremo a pensare alle nuove sfide da affrontare - chiude il capitano azzurro -. Fondamentale è sapere riconoscere e capire che il passato non conta più niente, ma sempre e solo quello che facciamo dopo. Oggi è bello stare insieme in un momento del genere, anche perché non ne abbiamo vissuti tanti, è un dato di fatto, ma poi da domani iniziamo a pensare alla nuova partita, che sarà assolutamente aperta e con l'obiettivo di non arrivare ultimi. Sarà una battaglia al Principality Stadium e sarà per noi fondamentale mettere tutto quello che possiamo in campo".
Si gode il momento e la sua prima vittoria alla guida della nazionale, scherzando su età e piazzola scivolosa di Paolo Garbisi in sala stampa, il tecnico Gonzalo Quesada.
"Oggi è stato difficile scegliere la squadra, perché avevamo opzioni diverse. Sono contento del pacchetto di mischia che abbiamo, con giocatori che sono stati in campo a questo livello per ottanta minuti e anche chi è entrato dalla panchina ha fatto un buon ingresso. L'obiettivo è una costanza di crescita nella squadra, un aspetto che ho sottolineato sin dalla prima riunione a Verona qualche mese fa. Allora avevo chiesto alla squadra di presentare per gruppi i punti di forza e gli assi di sviluppo. Ora la sfida più grande a partire dalla settimana prossima è quella della costanza, mentre fino ad oggi forse è stato solo interessante vedere come cresceva la squadra.
Quello che è geniale è che abbiamo un gruppo di pazzi come giocatori e il capitano è il caso più grave, e poi uno e mezzo come allenatore. Questi ragazzi hanno una voglia e un livello di impegno incredibile e fanno tutto al 100% tutti i giorni, noi come staff dobbiamo solo guidare il gruppo e mettere il focus dove serve. Dal primo giorno non ho cambiato nel cercare il progetto della squadra, quale tipo di team vogliamo essere e rimango convinto che quello che si è visto oggi nasca da lì. Nel primo tempo abbiamo fatto alcuni piccoli errori e ci serve ancora uno step di fiducia al 100% in quello che sappiamo fare per essere performanti. Abbiamo vinto una bella partita, ma deve essere solo un primo passo e so già cosa farò vedere lunedì al video che dev'essere migliorato. Il torneo non è finito e voglio che il gruppo colga anche l'ultima opportunità senza lasciarla scappare.
Il legame tra loro e l'amore che hanno per la maglia e verso i tifosi si è visto nell'ultima azione. Sento che sono arrivato ad accompagnare un lavoro, ma soprattutto che è stata intrapresa anche prima di me un'ottima strada con le franchigie, i club: c'è molta passione e tutto questo deve pagare alla fine".
Nessuno al termine si è sottratto ad una festa giustamente meritata.
"Il merito più grande è dei giocatori e di tutto lo staff - chiosa l'allenatore argentino -. Lavoriamo tanto e abbastanza bene, il gruppo ha un buono staff e leader che fanno un lavoro straordinario. Sono fiero di aver passato tante settimane a provare a convincere i giocatori di quella che era la strada che pensavo potesse essere la migliore per loro. E' solo l'inizio, questa vittoria valida tanto lavoro, ma non credo di aver trasformato niente. Lavoriamo per vedere la squadra fare quello che ha fatto stasera contro una bella Scozia, che arrivava a Roma ancora con la possibilità di vincere il torneo. Vedere questa organizzazione difensiva, questo cuore, questo impegno, ma anche il gioco, il ritrovare questa identità di attaccare come vogliamo attaccare, giungere ad una gestione diversa del gioco nel nostro campo, è la parte più difficile da allenare. Sono molto orgoglioso di loro, abbiamo ancora potenziale e margine per fare meglio, ma è stata una partita che quando ci siamo trovati 3-14 contro la Scozia non è stata facile da recuperare. I giocatori, però, non hanno mai mollato e tutti gli sforzi sono stati ripagati dalla vittoria. La mia soddisfazione e felicità è vedere qualcuno che piangeva dalla gioia, ma dobbiamo continuare ed approfittare di questo momento per crescere nella nostra strada.