Tante variazioni volute dall'allenatore argentino, per una sfida che lo mette di fronte un po’ anche al suo passato, dati i lunghi trascorsi in Francia.
“Non ho guardato quanti cambiamenti abbiamo fatto tra prima e seconda partita e nemmeno adesso. Alcuni servono per adattarsi alla sfida che arriva e a come pensiamo potrebbe svilupparsi l’incontro, poi c’è da considerare gli infortuni. Per noi comunque il gruppo è lo stesso e non sentiamo queste variazioni, abbiamo lavorato tutti assieme per tre settimane e siamo un unico team. Pensiamo che possa essere la prima parte di un ciclo e mi sono impegnato a dare le migliori opportunità a tutti i giocatori che sentiamo essere pronti”.
Inevitabile ripensare al match perso a Dublino, dove l’Italia è apparsa ampiamente rivedibile.
“La conquista non è stata certamente il nostro punto di forza ed è un qualcosa che dobbiamo continuare a sviluppare. La Francia è una squadra fisica con un pack molto potente e cercherà sicuramente di sfruttare mischia e drive. Se vogliamo stare in partita, dobbiamo essere in grado di rivaleggiare davanti per ottanta minuti e per questo abbiamo pensato alle migliori scelte di formazione disponibili oggi. In questo senso va anche la scelta di avere uno schema 6-2 in panchina, perché ci attendiamo una prova davvero importante davanti e quindi avremo bisogno di tutti. Da vero latino, la conquista è una fase che mi appassiona, anche se non è la mia specialità. Andrea Moretti ha lavorato tutti i giorni e l’impegno dei ragazzi stessi è stato incredibile. L’ho già detto altre volte e continuo a ripetere che questo gruppo continua a sorprendermi per etica del lavoro. Pensiamo che quello che abbiamo preparato a livello strategico possa funzionare contro una bella touche e mischia francese e spero potremo avere qualche pallone di qualità in più, aspetto che è mancato contro l’Irlanda”.
Non ci sarà un giocatore forse ad oggi fondamentale come Tommaso Allan.
“Nulla di strano, con lui abbiamo parlato, attraversa questa situazione e comprendiamo le sue esigenze. La cosa che un po’ mi spiace è che avevamo organizzato il lavoro di squadra con un consiglio di leader che meglio potessero rappresentare i valori che intendiamo portare avanti per il rugby italiano e Tommaso era stato individuato tra i più importanti. Abbiamo parlato tanto nelle scorse settimane, è stata dura per lui, ci sono state anche lacrime, ha vissuto una situazione difficile poi nella settimana prima dell’Irlanda in cui non si è praticamente mai allenato e per questo, visto il risultato, abbiamo deciso di non rischiarlo”.
A parte lui e l’indisponibile Pietro Ceccarelli, tutti in campo i “francesi” d’Italia, a testimonianza di quanto potrebbe essere importante l’aspetto emotivo e la performance contro il Paese che li ospita sul campo.
“Abbiamo deciso di metterli tutti in campo perché sono già pronti a giocare questa partita, con una formazione equilibrata. Sono abituati al campionato francese, giocano tutti i fine settimana conto questi giocatori e non è un dettaglio. Vogliamo dimostrare di non aver più paura di giocare contro loro e penso sia per loro una motivazione extra presentarsi qui, dove giocano tutto l’anno, con la maglia della nazionale italiana. E poi ci sono situazioni dove vogliamo capire a che punto siamo. I tre numeri 9 ad esempio sono molto vicini come livello e vogliamo dare a tutti le stesse occasioni, hanno profili diversi e vogliamo capire chi potrebbe meritare di diventare il titolare”.
Oltre a loro, non mancano le novità in terza linea e panchina.
“Favretto ha qualità che riteniamo importanti per questa partita, in particolare in rimessa laterale dove abbiamo bisogno di più opzioni. Come detto, tra gli avanti ci aspettiamo una sfida, per così dire, esigente e quindi puntiamo su molti giovani. Non ci sarà, come avrebbe dovuto essere, Matteo Nocera, ma ci sono Matteo Canali, Leonardo Marin e tanti giovani che rappresentano il futuro dell’Italia”.
In tal senso, nei giorni scorsi, parlando alla stampa transalpina aveva indicato le lacune presenti nel rugby nostrano.
“Quello che ritengo le altre abbiano in più è la quantità di giocatori ad alto livello a disposizione. Abbiamo bisogno di più opzioni per oggi e per il futuro. Dobbiamo continuare a sviluppare giocatori italiani con i club, che già fanno un lavoro eccellente, e serve a tutti i livelli: tecnico, fisico, umano.
Conosco bene i sistemi britannici e francese e quello che ha portato, soprattutto in Francia, al cambiamento più rilevante è stata la possibilità di utilizzare i giocatori cresciuti nei centri di formazione con numero e minutaggio minimo obbligatori nei club. Oggi i giovani francesi giocano molto più in Top 14 rispetto alle altre nazioni e guarda caso sono campioni del mondo nell’under 20. È tutto questo processo a rendere il loro livello molto elevato. Anche noi dobbiamo arrivare a far giocare con Treviso e le Zebre il più alto numero di nostri giocatori, l’obiettivo ideale dovrebbe essere un 80% di giocatori italiani e nel breve termine così si potrà avere uno sviluppo marcato”.