È il prototipo dell’impact player e potrebbe rivelarsi una scelta azzeccata come possibile supersub nelle scelte di tanti fantallenatori, con numeri impressionanti che lo hanno fatto avanzare nelle gerarchie a Treviso e in nazionale. Unico difetto? Forse essere talmente completo e utile da subentrante da fargli preferire altri come titolari e in effetti nella terza linea degli Azzurri la concorrenza non manca, tra Michele Lamaro, Sebastian Negri, Lorenzo Cannone e ora anche Alessandro Izekor, tutti tra l’altro compagni di club in biancoverde. Un reparto che, in fondo, negli ultimi anni è diventato il punto di forza dell’Italia, mentre fino ad un decennio fa era la prima linea a fare sfaceli.
“Ma noi la viviamo come una concorrenza positiva – confessa Zuliani -. Ci aiutiamo molto fuori e dentro al campo e ci sentiamo più che amici, quasi come fratelli. Studiamo assieme dettagli tecnici anche alla fine degli allenamenti. Avere in questo momento tanti giocatori in terza linea che ambiscono ad una maglia da titolare penso aiuti ad alzare il livello. L’ultimo arrivato, ad esempio, è Alessandro Izekor che ha doti atletiche fenomenali e credo abbia migliorato molto il suo gioco nell’ultimo anno. Se poi guardiamo fuori da noi, tutte le squadre hanno terze linee eccezionali con grandi doti fisiche e skills individuali di primo grado”.
Trevigiano doc, nato a Castelfranco Veneto, cresciuto a Paese dove ora torna ogni tanto per allenare le giovanili dei Canguri, in particolare l’under 16, prima di approdare al Benetton è passato anche per Mogliano, ed è al rientro da un lungo infortunio di sei settimane (stiramento del collaterale destro con lesione di secondo grado al legamento) dopo la partita di URC contro gli Ospreys. Un aspetto che, però, non è da considerarsi solo negativo.
“Intanto c’è molta felicità per essere tornato in campo, mi sento bene e sono sereno. Venivo da un periodo negativo, prima un fastidio alla caviglia, poi appena rientrato il problema al ginocchio. Ora, invece, mi sento a posto sia fisicamente che mentalmente. Già quando ero in Accademia ho subito una microfrattura alla spalla ed è stato un periodo buio perché anche le mie performance poi ne hanno risentito. Ho imparato a lavorare su me stesso e a crescere da queste esperienze. Quando entro in campo cerco sempre di dare il massimo e farmi trovare pronto”.
Una statistica recente lo ha indicato come il placcatore più efficace dell’URC, non tanto a livello di percentuali, ma per gesto tecnico, in grado di portare indietro il rivale diretto e recuperare palloni. “Cerco sempre di basarmi sulla situazione in cui mi trovo, mi piace per così dire togliere il fiato all’avversario, mettere pressione all’attacco ed essere aggressivo e poi gestire tutto in base a quello che vedo davanti. A volte può essere efficace mettere subito le mani per recuperare palla, altre invece serve altro nell’organizzazione difensiva. Un mio allenatore in giovanile mi aveva indicato la possibilità di fare una carriera alla Richie McCaw e da allora è il mio mito, anche se ancora devo fare parecchia strada per essere come lui. Oggi se penso alla terza linea ideale dico Ardie Savea, giocatore moderno, esplosivo, forte in attacco e in difesa, insomma un punto di riferimento per il ruolo”.
Rimanendo sulle notizie fresche, un quotidiano locale, interpellando un pannello di esperti formato in primis dagli allenatori di URC e del campionato di serie A elite, ha indicato Zuliani come il miglior giocatore italiano dell’anno. Tra le terze linee che avevano avuto il riconoscimento prima di lui figurano Sergio Parisse, Alessandro Zanni, Simone Favaro e Jake Polledri.
“Sono molto fiero di essere accostato a questi nomi e spero di esserne all’altezza”.
E ora l’appuntamento è inevitabilmente fissato per l’inizio del torneo Sei Nazioni sabato 3 febbraio allo stadio Olimpico di Roma contro l’Inghilterra.
“Non c’è una partita in particolare che non vedo l’ora di giocare, mi piacerebbe poter esserci in tutte. Non avendo ancora vinto, vorrei togliermi qualche soddisfazione e naturalmente per ora il mio ricordo più bello è l’esordio contro la Francia un paio di stagioni fa. Devo ancora conoscere bene il nuovo allenatore Quesada, ma sinora da quel che ho visto mi piace e ha un approccio positivo. Anche solo il fatto di conoscere già l’italiano potrà aiutarci a comunicare meglio e comunque ho ritrovato in lui tutte le potenziali caratteristiche del grande allenatore. C’è stato poco tempo per poter pensare a dei cambiamenti, ma mi aspetto comunque una crescita nel nostro gioco e un torneo di evoluzione per l’Italia”.