Arrivata alla palla ovale quasi per caso, senza che stranamente per quella che è la tradizione italiana, nessuno in famiglia ci giocasse prima di lei, Elena Errichiello ha scalato i gradini delle varie selezioni, fino a togliersi la soddisfazione lo scorso anno di esordire in nazionale maggiore, così come la compagna di club all'Unione Rugby Capitolina, Nicole Mastrangelo, nel corso del match poi vinto a Città del Capo contro le padrone di casa del Sudafrica nel WXV.
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"Però quella partita l'ho vissuta in maniera particolare - confessa la numero 8 azzurra -. Sono entrata nell'ultimo quarto d'ora, piena di ansia e con addosso un forte senso di responsabilità e tanta emozione, per cui non credo di essermela goduta al meglio. Spero che arrivi l'occasione per un secondo cap, per dimostrare intanto il mio valore e anche per darmi più fiducia. Per fortuna non ho fatto disastri e abbiamo vinto lo stesso".
E infatti, se pensa ad un ricordo sul campo, non è stranamente l'esordio in nazionale maggiore a balzare subito alla mente.
"No, proprio per queste sensazioni contrastanti. Penso, invece, alla vittoria a Colorno un paio di stagioni fa. Un match emozionante e un continuo saliscendi. Abbiamo subìto una meta nei primi minuti, ma ci siamo raggruppate sotto ai pali e ci siamo tranquillizzate e caricate a vicenda, giocando secondo me una delle nostre migliori partite, riuscendo a vincere e guadagnandoci l'accesso alle semifinali del campionato, quando tutti davano il Colorno, già campione d'Italia in passato, per favorito".
La nazionale maggiore, però, non può che essere l'obiettivo per una ragazza che si affaccia da protagonista ai grandi palcoscenici internazionali.
Lo scorso anno il Tre Nazioni a L'Aquila vinto contro Scozia e Irlanda, ma giocando partite di 40', e ora il vero e proprio balzo in alto con le Women's Summer Series, un trampolino ideale per scenari prima inimmaginabili o forse soltanto lasciati alle più recondite fantasie.
"Spero davvero per me e per la squadra che le Women's Summer Series possano essere una base di partenza, perché credo che per tutte noi possa esserci l'opportunità di continuare. E' vero che abbiamo vissuto l'esperienza dello scorso anno a L'Aquila, ma già dopo la prima partita contro la Scozia abbiamo capito che qui è tutto diverso e si gioca davvero a rugby e per 80', devi esserci per tutto l'incontro sia fisicamente che mentalmente e non è per nulla semplice giocare a livello internazionale mantenendo costante e continua la concentrazione. Vedo, comunque, una squadra carica e che sa di avere una sorta di responsabilità nel giocare in casa, ma allo stesso tempo con tanta voglia di dimostrare che meritiamo di stare qua e indossare questa maglia".
Squadra e maglia azzurra appunto. Due concetti chiave nel dizionario rugbistico personale di Elena Errichiello.
"Ho sempre fatto e amato lo sport, prima mi dedicavo soprattutto al nuoto agonistico. Un giorno alle elementari, ero a casa di una compagna di classe e la mamma allenava nel mini rugby e allora, visto che non stavamo facendo nulla di particolare ed era una bella giornata, ci portò con lei al campo e da quel momento non ho più smesso. La squadra per me è tutto, sia dentro al campo che fuori, con il clima che si crea, perché la considero quasi come una famiglia, soprattutto adesso che con il carico di allenamenti molto aumentato rispetto al passato, vedo quasi più le compagne che i miei familiari".
Ecco, allora, la scelta di un club che più che una squadra è una vera e propria famiglia, come l'Unione Rugby Capitolina, dove Elena allena l'under 8, mentre in passato era alla guida dell'under 10 assieme alla compagna Nicole Mastrangelo.
"Nel mini rugby sono partita da una squadra che ora non esiste più, i Molossi, e ci allenavamo in una scuola di Roma a Piazza Bologna. La mia prima allenatrice, Rebecca Triolo, è stata poi mia compagna di squadra ed è ora diventata campionessa d'Italia con il Villorba.
Finita l'esperienza del mini rugby, sono passata alla Capitolina che era l'unica squadra femminile della zona e ora dico che non poteva esserci scelta migliore. L'URC è un club che rispetta il mio modo di vivere il rugby e la squadra e ci sentiamo tutti come in una famiglia. Magari all'esterno possiamo sembrare chiusi, perché creiamo proprio questa sorta per così dire di fratellanza e all'interno c'è un clima unico. Alle partite stesse, ci ritroviamo tutti, dal mini rugby agli old".
Numero 8 che fa dell'attacco il suo punto di forza e ama portare avanti palla in mano da classica ball carrier, sente di dover lavorare ancora in difesa, il tutto nel solco tracciato dal suo idolo, Sergio Parisse, un'ispirazione come persona e come atleta, modello come giocatore a cui guardare, anche se ad oggi non è ancora mai riuscita ad incontrarlo dal vivo, pur avendolo visto giocare molte volte.
Rimangono comunque sogni, speranze ed aspettative di una classica ragazza di vent'anni. Anche se in questo caso, l'azzeccatissimo termine classico, potrebbe avere una valenza differente.
"Ho fatto proprio il liceo classico e mi sento legata a questo tipo di studi. Ancora oggi leggo molto e l'ultimo libro che ho letto è proprio una tragedia classica, Elena di Euripide. Mi aveva attratto la bellissima copertina, ma appunto anche il fatto che sono rimasta legata ai miei studi ed è un libro che parla in maniera differente rispetto ad Omero del personaggio di Elena di Troia, con un'ottica che forse restituisce maggiore dignità ad un personaggio un po' vituperato e che tutti etichettano semplicemente come responsabile principale della guerra.
Oltre a quello, ascolto tanta musica e cerco di far coincidere questa passione con quella dei viaggi, per cui provo ad andare a visitare città diverse e incastrare pure qualche concerto, anche se l'ultimo che ho visto è stato "in casa" a Roma, allo Stadio Olimpico con Gazzelle, mentre in vacanza ho approfittato degli europei seven a Makarska e siamo andate con un'amica a vedere le ragazze giocare.
E poi, a volte mi piace girare senza meta per Roma, alla scoperta di vicoli e posti sconosciuti. Se devo pensare al futuro prossimo, vorrei continuare il mio percorso con la nazionale maggiore e poi, personalmente, laurearmi (studia Scienze Motorie al Foro Italico a Roma, ndr) e magari fare un'esperienza all'estero, chissà riuscendo perché no a far coincidere lavoro, vita quotidiana e rugby".
Senza dimenticare, poi, le lotte portate avanti dalle nuove generazioni, in particolare contro le discriminazioni e per dare la giusta dignità al rugby femminile.
"Avendo iniziato a giocare con i ragazzi - conclude Errichiello -, è stato quasi più strano passare ad essere in una squadra di sole ragazze nelle giovanili, ma poi come già detto si è creato un gruppo molto forte, anche quando da piccole eravamo in sette. Alcune di quelle ragazze sono ancora mie compagne sia al club che in nazionale.
Sentiamo sì una certa responsabilità, ma in generale non farei troppe differenze tra maschile e femminile. Una volta che indossi questa maglia, l'obiettivo è sempre quello di portare in alto lo stemma che hai sul petto e dimostrare di meritarcelo. Anche contro la Scozia nel discorso prepartita ho detto alle mie compagne che il nostro è un gioco di ruoli, a volte gioca una a volte un'altra e nessuna è indispensabile, ma siamo comunque tutte fondamentali una volta che abbiamo addosso questa maglia".