Il Sei Nazioni under 20 dell'Italia inizierà dall'Hive Stadium di Edimburgo, alle spalle del leggendario Murrayfield, il prossimo 31 gennaio, per poi proseguire nell'ormai consueta cornice dello Stadio Monigo di Treviso venerdì 7 febbraio contro il Galles.
A seguire, dopo la prima sosta, Francia sabato 22 febbraio di nuovo tra le mura amiche, Inghilterra al Recreation Ground di Bath venerdì 7 marzo ed infine chiusura venerdì 14 marzo in casa contro l'Irlanda.
Proprio quest'ultima, intanto, sarà l'avversaria dell'ultimo test dell'anno venerdì prossimo a Dublino, con la spedizione guidata dal nuovo tecnico Roberto Santamaria e dagli assistenti Andrea Marcato ed Alessandro Lodi, partita alla volta dell'isola di smeraldo.
"L'Irlanda è una formazione che conosciamo bene, avendoci giocato spesso negli ultimi anni, anche a livello di preparazione - commenta il seconda, terza linea Giacomo Milano, classe 2005 al secondo anno di nazionale under 20 -. E' una squadra cinica e una partita che lo scorso anno al Sei Nazioni ci ha lasciato un po' di amaro in bocca per una sconfitta arrivata nei minuti finali e di stretta misura. Considerando, poi, che potevamo essere i primi a batterli in casa da molto tempo, il rammarico aumenta, ma sono tutte partite che servono per maturare esperienza e continuare a lavorare nel migliore dei modi per fare bene".
Nascita romana per il giocatore polivalente di mischia, che ha iniziato a muovere i primi passi nell'ambiente a 11 anni con la Nuova Rugby Roma, per poi passare per la strada delle Accademie, nel Centro di Formazione di Roma, e trasferirsi alla Capitolina in under 18.
"Avevo provato altre discipline, ma non riuscivo a trovare quella giusta e nessuno in famiglia aveva giocato a rugby prima di me. Mi è sempre piaciuto il contatto, così come il fatto di poter far parte di un gruppo e quindi gli sport di squadra. Un giorno mio padre mi ha portato a provare ed è stato amore a prima vista. In generale, mi piacciono tutti gli sport di contatto, MMA, pugilato, ma anche altri come basket, tennis, calcio, sono tifosissimo della Roma, ma purtroppo quest'anno non è che ci stia regalando grandi gioie".
Da quest'anno, l'approdo nell'Accademia FIR di Parma, lato Zebre, allenata dall'ex tecnico del Rovigo scudettato due anni fa, Alessandro Lodi, che si è così espresso sul giocatore: "E' un giocatore che predilige l'area del contatto offensivo e difensivo. Molto dedito al lavoro, competitivo. Chiaramente ha ancora lavoro da fare, sia a livello tecnico che fisico. Come persona è senza dubbio un ragazzo educato, rispetto e uno di cui ci si può fidare".
Ufficialmente, Giacomo è tesserato e gioca con il Noceto in serie A, ma spesso viene "prestato" negli allenamenti e in partite ufficiali alle Zebre.
Finora tre presenze e suo malgrado altrettante sconfitte con la franchigia ducale. L'esordio nei minuti finali del match perso di misura contro i Lions in URC e poi doppietta europea, con debutto in Challenge Cup a Galway due settimane fa contro Connacht, e l'ultima casalinga contro il LOU, Lyon Olympique Universitaire, dove ha giocato un ruolo da protagonista.
A Parma ha ritrovato anche Massimo Brunello, l'allenatore che lo scorso anno l'ha lanciato in nazionale al Sei Nazioni di categoria e che ha dimostrato coraggio nel credere in lui e preferirlo a giocatori di maggiore esperienza.
"E' un aspetto che, infatti, apprezzo moltissimo e ha inciso sulla scelta di arrivare alle Zebre, oltre al tifare per questa squadra e al sogno di poter indossare una maglia così rappresentativa. Qui ho ritrovato gran parte dello staff che già conoscevo dall'Italia under 20, e così come con chi allena attualmente la nazionale, c'è un ottimo rapporto a livello umano.
A Parma sono felice e ho trovato un bel ambiente. Stiamo lavorando tutti bene e tutti i compagni mi hanno aiutato ad inserirmi nella squadra. Non posso che ringraziare per l'opportunità che mi è stata data di poter giocare alcune partite in questo inizio di stagione, perché non è una cosa scontata, ma anzi un qualcosa da conquistare e io, dal mio canto, ci metto molto impegno e dedizione nel lavoro quotidiano. Credo che siamo sulla giusta strada e speriamo di continuare così.
A livello personale, poi, è una grande emozione, un sogno che si realizza poter giocare per la prima volta con giocatori internazionali e non posso che esserne fiero".
Chiare anche le idee su quello che è stato il cammino azzurro lo scorso anno.
"Personalmente non sono partito nel migliore dei modi, perché ero reduce da un infortunio e in generale tutta la squadra non ha giocato bene alla prima contro l'Inghilterra. Ci sono sempre da considerare molte cose a livello emotivo e sportivo quando si parla di ragazzi di appena vent'anni o meno, che magari ancora vanno a scuola, anche se naturalmente non vuole essere una scusante.
La partecipazione al Sei Nazioni ad oggi è il livello più alto assieme al Junior World Championship a cui sono arrivato in carriera e in generale è stata un'esperienza molto importante.
Nella seconda parte, ho e abbiamo ingranato e sono arrivate belle soddisfazioni, che non sono giunte per caso, ma come corollario del lavoro duro dei mesi precedenti.
All'esordio non siamo forse arrivati super preparati, anche se poi si è capito che l'Inghilterra era la squadra più forte del torneo. Da lì in poi, abbiamo compreso meglio il livello. Siamo arrivati vicinissimi contro l'Irlanda e offerto una grande prova di carattere contro la Francia, facendo proprio tesoro degli errori della trasferta precedente: sono, in fin dei conti, tutte lezioni sportive e di vita".
Forse l'amarezza maggiore è, però, arrivata all'ultima giornata, quando l'Italia puntava a migliorare il risultato del 2023, ma è calata alla distanza contro il Galles.
"Giocare fuori casa, non è mai semplice e non tutti siamo ancora per così dire maturi, anche se ripeto che non vuole essere una scusante. Un calo, però, può capitare e le attenuanti ci sono. Contro il Galles è stata forse la partita più sbagliata nell'approccio. Sapevamo dall'inizio che era alla nostra portata e non l'abbiamo gestita bene noi ragazzi, non certo lo staff tecnico. Come ho già detto, comunque, sono tutte pietre da mettere insieme nella formazione di un giocatore".
A breve, con la collaborazione della Federazione, Giacomo conta anche di iscriversi all'università, indirizzo Scienze Motorie, ed essendo al secondo anno di nazionale, oltre ad aver accumulato la recente, importante esperienza con le Zebre, si candida ad un ruolo da protagonista con l'Italia al prossimo Championship.
"E' sempre una bella sfida - conferma -, ogni anno al Sei Nazioni c'è voglia di migliorarsi. Giocheremo tre partite in casa e questo potrà aiutarci, ma abbiamo anche alcune trasferte toste. Lavoriamo sempre per far bene. Partiamo con la Scozia e poi arriva da noi il Galles, quelle che sulla carta sono le avversarie più semplici, mentre la seconda parte dovrebbe essere più dura".
A seguirlo sugli spalti tutta la famiglia: papà, mamma e le due sorelle - "ci sono sempre e mi sostengono nonostante i tanti impegni di lavoro e studio" confessa -, e per il domani il modello a cui aspirare è uno.
"Pieter-Steph du Toit è il mio idolo e il giocatore a cui mi ispiro, anche se purtroppo non ho proprio il suo fisico".