Se si dovesse definire il giovane mediano di apertura azzurro, si potrebbe parlare di un ragazzo dai modi gentili, educato, ma anche di un autentico globetrotter non solo della palla ovale, in generale nella vita, moderno, però curiosamente d'altri tempi.
D'altronde d'altri tempi è già la sua storia familiare. Mamma Carlotta, fiorentina, lavorava a Reggio Emilia per un noto marchio di moda nazionale quando venne mandata a Parma, dove giocava papà Federico, per realizzare i capi d'abbigliamento fuori campo della squadra.
Lì scocca la scintilla e nel 2004 nasce Martino, rigorosamente a Firenze per volere di mamma, anche se papà gioca in Francia con Bourgoin, dove per il primo anno si trasferiscono.
Poi arriva la chiamata di Munster e, mentre cammina per le strade di Cork, Martino Pucciariello ripensa agli anni dell'infanzia trascorsi quando il papà vinceva Celtic League e due Champions Cup con la Red Army, dopo gli anni in cui era stato un giocatore solido nella mischia anche dell'Italia (8 caps per lui a fine anni '90, inizio 2000 nel periodo tra Narbonne e Gloucester).
"Qui si è sempre respirata un'atmosfera unica. Credo sia il posto che in assoluto ha la tifoseria più calda. Non sono mai stato al Musgrave Park, ma a Thomond Park tantissime volte, sia da piccolo che negli ultimi anni. Con la famiglia facciamo quasi ogni anno una vacanza a Limerick per ritrovare e salutare vecchi amici e cerchiamo sempre di incastrare anche una partita di rugby. Venerdì sera ci saranno tante persone che verranno a vedermi giocare e anche papà sarà presente. Penso sarà una partita speciale anche per lui, perché potrà ritrovare di nuovo tante persone che conosce o con cui ha giocato".
A cinque anni il trasferimento in Argentina, dove muove i primi passi rugbistici e dove rimane fino allo scorso settembre, prima di arrivare in Italia.
Nel Bel Paese si sposta tra Parma, nell'Accademia delle Zebre, e Milano, sponda Cus, portato nel centro meneghino da un altro "oriundo" e leggenda dello sport italiano: Diego Dominguez.
"Ho la fortuna di avere tanti esempi che posso seguire - continua il numero 10 degli Azzurrini -. Papà ha giocato in un ruolo diverso dal mio, ma con lui riusciamo sempre a parlare di esperienza e degli aspetti mentali che servono per arrivare a certi livelli. La mia famiglia fa spesso la spola tra Italia e Argentina, dove c'è il mio fratello più piccolo Bernardo che va ancora a scuola. Io ho seguito le orme di mio zio Tomas, che ha giocato anche con l'Italia A e nel Seven ed era mediano di apertura. Lui mi ha dato tanti consigli per i calci soprattutto, così come me ne dà spesso Diego, con cui ogni tanto riesco anche ad allenarmi quando è in Italia, dato che viaggia tantissimo. Lo conosco da quando sono bambino ed è sempre stato uno di famiglia. E' stato lui a suggerirmi la scelta di Milano e non potrei esserne più contento, mi trovo benissimo e sento di aver iniziato un percorso importante".
L'emozione ora è quella di poter indossare la maglia delle origini della sua famiglia, quella dell'Italia.
"Sono le prime volte che la metto, non avendo giocato con under 18 o altre categorie giovanili. I miei compagni sono straordinari e mi hanno aiutato tantissimo e fatto sempre sentire parte di un gruppo magnifico. Le esperienze iniziali sono state le amichevoli dello scorso anno, tra cui quella contro l'Irlanda che potrà tornarci utile per la sfida del secondo turno. Per me, come detto, sarà indubbiamente una partita particolare e avrò tanta emozione nel tornare dove sono cresciuto e davanti a tanti amici in tribuna, oltre a mio padre. In generale, sappiamo di non aver fatto quello che dovevamo contro l'Inghilterra e di conseguenza i nostri errori sono stati puniti. Con l'Irlanda non sarà semplice, sono i campioni in carica, hanno battuto la Francia la settimana scorsa e sono vice campioni del mondo. Averli già affrontati speriamo possa aiutarci nel capire meglio il loro modo di attaccare"
Come numeri 10 nessuno ultimamente sembra sfornarne più del XV dell'isola di smeraldo.
In prima squadra quando sembrava al tramonto il mito di David Humphreys si è affacciato un giovane che rispondeva al nome di Ronan O'Gara e una volta finito il suo ciclo un certo Johnny Sexton. Ora che l'ex capitano sembrava quasi insostituibile, arriva una prova eccellente da parte di Jack Crowley. E alle spalle scalpita l'appena uscito dall'under 20 Sam Prendergast, altro che sembrava irrinunciabile mentre i giovani Green hanno già trovato in Jack Murphy un degno sostituto.
"E' incredibile la capacità che hanno in Irlanda, in effetti, di scovare anno dopo anno nuovi mediani di apertura - conclude Pucciariello -. C'è un vero e proprio sistema che consente di trovare e creare giocatori completi nel ruolo e, altro aspetto significativo, se pensiamo a come giocano, non c'è una grande differenza nello stile tra prima squadra e under 20".