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PICCIRIDDE CRESCONO

Beatrice Rigoni pic
Protagonista negli anni recenti con la maglia della nazionale italiana femminile, Beatrice Rigoni è approdata in Inghilterra per la sua prima esperienza all’estero.

Oltre Manica sta affinando le sue doti e crescendo ulteriormente per poi poter riportare il tutto con la maglia azzurra, dove è stata impiegata sia da centro – suo ruolo più congeniale - che da apertura nel recente passato, posizione quest’ultima in cui, oltre ad un’altra ormai veterana come Veronica Madia, inizia sempre più ad affacciarsi l’ex compagna al Valsugana Emma Stevanin.

“In Inghilterra l’ambiente è completamente diverso e hanno tutti il tempo di essere professionisti, per così dire. Non c’è un singolo membro dello staff di Sale che non lavori a tempo pieno, le strutture sono incredibili, all’avanguardia e sono le stesse dove di fatto gioca anche il maschile, per non parlare di tutto quello che ruota attorno alla preparazione, dal recupero riabilitativo all’analisi quasi maniacale delle avversarie: in pratica sappiamo ogni cosa di chi ci starà di fronte prima ancora di scendere in campo, quasi persino il numero di scarpe”.

Prima volta lontana dal Bel Paese ed inevitabile rodaggio ed adattamento iniziale, ma dopo poche settimane, già era parte attiva del gruppo delle Sharks.

“Mi trovo benissimo con le mie compagne. Siamo in dieci nella stessa casa e sono tutte un po’ pazze come me. La prima settimana magari qualche difficoltà c’è stata nel non riuscire a spiegare bene quello che volevo fare, essendo soprattutto una che parla molto in campo. Ma ci è voluto comunque pochissimo ad integrarsi. Se devo pensare ad un aspetto negativo, dico il freddo, infatti la prima cosa che ho comprato a Manchester è stata una giacca nuova”.

Una grossa mano è arrivata dalla compagna di squadra e nazionale Sara Tounesi.

“Il fatto di averla avuta qui è stato tanto d’aiuto e uno dei motivi della scelta. Altri motivi? Non dover giocare contro Sara Tounesi (ride, ndr). La possibilità di un’esperienza all’estero mi affascinava e credo possa essere stimolante per la crescita. Magari ci aspettavamo un campionato ad oggi diverso e di essere forse un po’ più su in classifica, ma non è mancata pure la sfortuna e comunque ripartiremo sempre cariche al massimo”.

Inghilterra dove si disputerà nel 2025 la prossima Coppa del mondo di categoria e Sale dove può contare sulla leggenda del rugby inglese e capitano iridato dieci anni fa, Katy Daley-McLean.

“Per ora rimarrò qui una stagione e non vorrei guardare troppo avanti: pensiamo ad una cosa alla volta. Con Katy mi confronto spesso e mi sta aiutando a migliorare molto nel gioco al piede e nel mantenere costante la concentrazione, un aspetto personale su cui ho avuto difficoltà a volte. Più partite di alto livello si fanno e meglio è, perché poi sei più pronta per il rugby internazionale. Il prossimo Sei Nazioni e il WXV saranno fondamentali per quanto riguarda la qualificazione al mondiale. Noi, come Italia, dobbiamo entrare nell’ottica di essere competitive sempre, di fare punti e subirne il meno possibile: una cosa imparata purtroppo anche sulla nostra pelle nel recente passato”.

Va letto in questo senso anche il cambiamento di guida lo scorso anno tra il “padre putativo” del rugby italiano femminile, Andrea Di Giandomenico, e il nuovo commissario tecnico Giovanni Raineri. In cosa si sono viste le prime differenze?

“Credo che stiamo diventando più coraggiose nel gioco al piede, mentre a volte dobbiamo migliorare la tendenza a focalizzarci troppo su certe strutture invece che leggere la situazione".

Nel frattempo, con la speranza di riuscire ad intraprendere il percorso atleta-studente, continua gli studi di farmacia sulle orme materne, dopo il trasferimento universitario tra Ferrara e Padova, dove continua, anche grazie alla famiglia, a mantenere i rapporti con le Valsugirls.

“Sono in contatto quotidiano e praticamente mi mandano ogni giorno la rassegna stampa. Poi, quando giocano in casa, i miei vanno spesso a vedere le partite. Sono felice anche per loro della mia scelta, perché penso che ora abbiano una grande possibilità alcune delle ragazze più giovani, che hanno iniziato con la seconda squadra, di emergere e avere una crescita più veloce in mia assenza. Bez (Nicola Bezzati, il tecnico patavino ed ex terza linea del Petrarca, ndr) e lo staff sapranno fare certamente il consueto ottimo lavoro”.

Il tutto in un periodo di profondo cambiamento nella struttura del rugby femminile, italiano e mondiale, con la nascita di nuove competizioni, ma soprattutto finalmente un professionismo sempre più diffuso.

“Aiuta a poterti concentrare davvero al 100%. Basti guardare ai progressi fatti dal Galles grazie al seguito che stanno avendo ora le ragazze da parte della federazione. Noi ci siamo quasi e speriamo che ogni anno si possa fare uno step in più nella giusta direzione. Poi tutto sta alle giocatrici e alla singola capacità di prendere questo e trasformarlo in qualcosa di positivo. Di sicuro ne beneficia in generale il gioco e credo sia stata la scelta giusta pure per non creare troppe disparità come già avvenuto in passato tra chi è davvero professionista e chi non lo è”.

Non mancano nemmeno i rituali particolari.

"A Biella prima dei mondiali nella partita contro la Francia ho sentito fame e nell'intervallo allora mi sono messa delle mandorle nelle calze per averle a disposizione. Poi dopo le mandorle sono passata alle caramelle, che sono più buone. Ora i miei preferiti sono i coccodrilli. Alla fine è diventato un qualcosa che continuo a fare e naturalmente le metto nelle calze perché sono più facilmente a disposizione".

Anche se mancano ancora alcuni mesi all’ormai affinata finestra post torneo maschile, il Sei Nazioni è dietro l’angolo, con tanto di sfida pressoché in famiglia con molte compagne di squadra.

“Non solo di squadra, ma proprio di casa. Sarà ancor più incredibile, anche perché gioco nel campionato inglese e ho diverse compagne che fanno parte della nazionale scozzese e saranno proprio Inghilterra e Scozia le avversarie in Italia. Sarà come sempre un torneo avvincente e non vedo l’ora arrivi il momento di scendere in campo”.