Da poco è tornata ad indossare la maglia azzurra dopo un lungo periodo di stop causa infortunio.
"Sono stata molto felice di poter ritrovare il gruppo a Dublino, è stata una grande emozione - dice la terza linea dell'Italia -. Ho pianto tantissimo e sapevo che sarebbe stato così. In campo ho avuto sensazioni positive, non ho pensato più di tanto all'infortunio al ginocchio o ad altro, solo a godermi il momento con le mie compagne".
E all'RDS è pure andata vicina alla meta, fermata a pochi passi nell'azione che avrebbe poi dato il via alla marcatura poi annullata di Aura Muzzo, causa passaggio in avanti di Veronica Madia.
Nel secondo tempo, all'inizio, anche il brivido di un calcio non uscito proprio benissimo alla giocatrice solitamente impiegata come flanker, ma scesa in campo invece con la maglia numero 8 per sopperire all'assenza di Elisa Giordano, ora rientrata in gruppo in vista della trasferta di Parigi.
Segnale anche dell'adattabilità di Ilaria Arrighetti, che magari al massimo non potrà essere schierata all'apertura.
"No, lì è meglio di no - ride la stessa Arrighetti -. Non so bene cosa mi sia passato per la testa con quel calcio e me ne sono pentita appena mi è uscito, per fortuna ho delle compagne che sono bravissime e hanno evitato il peggio. Peccato essere andata solo vicina alla meta anche se pure lì mi sono detta che poi ci avrebbero pensato le altre ragazze e così è stato. Giocare in terza linea mi piace, sia come 6 o 7 devi in pratica solo placcare, ma con lo Stade Rennais gioco prevalentemente numero 8, quindi non sarà un problema rifarlo se dovesse capitare".
Dall'altra parte, però, potrebbe esserci un osso duro come Romane Menager, tra i pochi punti fermi di una Francia che non ha ancora proposto la sua versione migliore e, proprio per questo, costituisce un pericolo ulteriore, data la voglia di rivalsa davanti al pubblico amico dello Stade Jean Bouin, casa dello Stade Francais.
"La Francia è una squadra che si sta ritrovando e un po' si vede. Il risultato contro la Scozia è stato in bilico quasi fino all'ultimo e per quelle che sono Les Bleues che conosciamo non è certo una situazione normale. Ci sono tante ragazze nuove e molto giovani ed è un'idea che forse c'è anche nel XV maschile quella di far giocare tanti giovani, ma se non sono ben guidate può diventare difficile. Spero per loro che trovino un equilibrio, ma magari dalla prossima settimana, perché comunque è sempre bello vederle giocare".
A Parigi non mancherà il sostegno pure per l'ampio contingente italiano che milita oltralpe.
Oltre a lei, Valeria Fedrighi con lo Stade Toulousain (con cui ha vinto un campionato transalpino), Veronica Madia con le Grenoble Amazones, Gaia Maris e Francesca Sgorbini (altra vincitrice del titolo) dell'ASM Romagnat Rugby, sezione femminile del Clermont Auvergne dove fino a poco tempo fa militava pure Sara Tounesi, prima del passaggio in Inghilterra a Sale.
"Penso arriverà qualche compagna - conferma -, ma ho detto anche che se la dovranno vedere con me se indossano la maglia della Francia. Cercherò di portare al club qualche divisa dell'Italia".
Indubbiamente, per lei che vive e lavora come insegnante di italiano in Bretagna da otto anni, quella con la Francia non può essere considerata una sfida come le altre.
"E' una partita che sento molto come un derby. L'ultima volta, poi, è stata in Coppa del Mondo, quando abbiamo perso nei quarti di finale e ho dovuto vederla dagli spalti, per cui ancora un po' brucia, così come il non averla potuta disputare. Quando vinci ti lascia sempre una bella sensazione, perché comunque fin quando non le ritroverai da avversarie, puoi vantarti e scherzarci sopra. L'ultima volta, quando ancora giocavo anche con Melissa Bettoni, sono venute a chiederci di smetterla: noi una volta che lo facciamo, lo facciamo bene".
L'Italia è, allo stesso tempo, in una fase di ricostruzione.
"Siamo un buon mix e ci stiamo altrettanto rinnovando, come un po' tutte le squadre dopo la Coppa del Mondo, quando c'è sempre un ciclo che ricomincia e cambiano tante cose. Fortunatamente noi non lo stiamo facendo da zero, perché comunque le ragazze nuove hanno dimostrato di aver voglia di lavorare. Dobbiamo soltanto aumentare ulteriormente l'amalgama, fare in modo che dalle individualità esca poi una squadra".
E in tal senso, vincere non può che aiutare, come accaduto due settimane fa in Irlanda.
"E' stato bello, soprattutto per come avevamo iniziato: in pratica non riuscivamo ad uscire dai nostri ventidue, con attacchi soffocanti da parte loro, ma poi, insieme, siamo riuscite a ribaltare la situazione e ad essere, per così dire, pragmatiche. Non abbiamo attaccato tantissimo, però siamo riuscite a sfruttare le occasioni a disposizione".
In generale, e il tutto a vantaggio di una sempre più accresciuta competitività della manifestazione, il torneo sta facendo emergere nuovi valori e un forte livellamento, con l'esclusione della favoritissima Inghilterra.
"Tutte le squadre stanno giocando davvero bene - chiude Ilaria Arrighetti -. Guardiamo ai progressi fatti dal Galles o dalla Scozia, che è riuscita a mettere in difficoltà per quasi tutta la partita la Francia, di certo un aspetto nuovo per loro. Ciò dimostra che anche le squadre che magari un tempo potevano essere considerate di seconda fascia, ora stanno tutte crescendo.
Certo, come sempre, l'Inghilterra è il team che traccia la strada. E non solo sul campo. Oggi sta giocando una mamma che ha partorito sei mesi fa, e lo fa perché ha avuto la possibilità e i mezzi messi a disposizione da una federazione che per prima, davanti anche a nazioni ancor più sviluppate rugbisticamente, si pensi solo alla Nuova Zelanda, prende in considerazione la donna a 360 gradi e in tutti i suoi bisogni, anche sotto questi aspetti. E' indubbiamente un grande passo e speriamo che l'esempio possa essere seguito da altre, con i relativi mezzi che certo non potranno essere gli stessi".