Nel mondo della palla ovale è del tutto ristretto il numero di nazionali italiani che possono vantarsi ad oggi di aver sconfitto per tre volte la Francia nel torneo Sei Nazioni (e in realtà pure altre volte in test internazionali al di fuori da competizioni ufficiali).
In questa speciale classifica ne rientrano appena cinque e, ebbene sì, sono tutte atlete della formazione femminile, vale a dire Sara Barattin, la "nostra" Manuela Furlan, Lucia Gai, Michela Sillari e Melissa Bettoni.
Quest'ultima, poi, vanta una lunga militanza proprio oltralpe e non poteva esserci persona migliore per presentare la prossima sfida che attende le Azzurre.
"Ho iniziato a giocare a rugby nel 2018 in Piemonte con una piccola società di nome Valsesia che faceva la Coppa Italia - commenta l'ex numero 2 dell'Italia -. Poi mi sono trasferita a Roma con le Red&Blu per un paio di stagioni, prima di seguire una cara amica, Cecilia Zublena, in Francia, a Grenoble per un anno. Dopo ho deciso di fare un'esperienza di vita in Nuova Zelanda e poi sono tornata e ho iniziato l'avventura a Rennes che dura da nove anni".
Nel capoluogo della Bretagna, nella Francia nord-occidentale, ormai ha messo radici. Dopo essere stata a lungo un punto fermo della formazione dello Stade Rennais, ha lavorato come tecnico del team under 18 e come coordinatrice dello sviluppo del rugby femminile.
Oggi, invece, continua nella palla ovale allenando la mischia della nazionale italiana under 20, mentre a Rennes ha aperto con il marito francese un ristorante italiano e messo su famiglia, grazie alla nascita il 20 ottobre scorso dei due piccoli gemellini Aura e Charles.
"Dopo pochi mesi li ho portati con me in raduno in Italia, con un viaggio di quindici ore, quindi le tre ore e mezzo che ci vorranno domenica per andare a Parigi non mi spaventano nemmeno più di tanto, così poi potranno rivedere le tante zie che li aspettano".
In azzurro, Melissa Bettoni ha debuttato assieme a Michela Sillari il 12 febbraio 2012 a Recco, proprio nel torneo Sei Nazioni in una sfida durissima contro l'Inghilterra, per poi proseguire con una carriera decennale ed un totale di 76 caps, chiusa con la storica qualificazione ai quarti di finale in Coppa del Mondo e interrotta dalla sconfitta proprio contro la Francia.
Nel mezzo, comunque, tre successi contro Les Bleues nel Championship.
"In questo momento, tra periodo Sei Nazioni e maternità, devo ammettere che sono un po' nostalgica. D'altronde, dopo che passi dieci anni della tua vita a giocare un torneo come il Sei Nazioni, non esserci ora è un qualcosa di strano. Porto con me, comunque, un sacco di bei ricordi. Sicuramente il primo cap, anche se è stata dura contro l'Inghilterra. Mi ero detta ok, gioco in mischia e devo cercare di essere più forte, alla fine è stato uno stimolo a lavorare, a darsi degli obiettivi, a non farsi mettere sotto con la consapevolezza di dover crescere e dare il meglio. E poi le vittorie contro la Francia le ricordo con molto piacere, soprattutto nel 2019, quando ho segnato una meta, ma soprattutto abbiamo vinto con il bonus riuscendo ad arrivare seconde nella classifica finale. Fu una certa soddisfazione tornare in Francia, cosa che non sempre è successa, anzi spesso ho dovuto subire prese in giro e battutine agli allenamenti".
Padova, stadio Plebiscito, 17 marzo 2019, il giorno che l'Italia femminile si scoprì grande terminando dietro all'Inghilterra il miglior Sei Nazioni ad oggi per una nazionale azzurra, con tre vittorie ed un pareggio, vincendo l'ultima in terra euganea contro la Francia per 31-12 con una partita monumentale che fece commuovere l'allora tecnico Andrea Di Giandomenico.
Ma anche prima di allora Rovato 2 febbraio 2013, vittoria per un punto 13-12, e Badia Polesine 14 marzo 2015 successo 17-12.
Solo nel 2019 Melissa Bettoni venne sostituita a 6' dalla fine da Silvia Turani, per il resto sempre presente e per tutti gli ottanta minuti di gioco.
"Tantissimi ricordi. A Rovato giocammo in un campo ai limiti della praticabilità con tantissimo fango che fece dire alle francesi che avevano perso per via delle condizioni dello stesso. Vincemmo di un punto con un calcio di Veronica Schiavon nel finale. Sono vittorie che non si scordano, particolarmente contro la Francia. Un po', poi, ce la tiravamo agli allenamenti. Vincere da loro è dura e ancora non c'è mai riuscito. Hanno un pubblico accanito e caloroso, si sentono davvero a casa e mostrano un bel rugby. Alla fine, rimangono pur sempre una delle squadre favorite, anche se forse è un po' calata quest'anno".
In effetti, finora sono arrivate una vittoria con l'Irlanda in cui ha subito a tratti la fisicità del XV dell'isola di smeraldo e la rimonta nel finale delle verdi, e ancora più tirata e sofferta quella in Scozia contro le highlanders avanti nel punteggio al riposo.
"E' una squadra che si sta ricostruendo, ma un po' come la nostra: siamo simili da questo punto di vista, con un nuovo staff, atlete cambiate e tante giovani. Nell'Italia ci sono vere promesse, penso a Vittoria Vecchini, Alyssa D'Incà e altre, tutte le giovani si sono integrate bene e stanno facendo un bel lavoro.
Della Francia conosco alcune ragazze, avendole allenate, come la numero 2 Elisa Riffoneau. Penso abbiano una mentalità diversa dalla nostra, anche se non è semplice spiegarla nel dettaglio. Hanno la fortuna di essere cresciute in questo mondo, di essere seguite e supportate costantemente dalla federazione e dallo staff, ma penso che il piano di gioco non si adatti al loro essere, alla loro filosofia, e quindi hanno difficoltà ad entrare nella loro idea di gioco. Questo potrebbe essere un punto a nostro vantaggio, poi veniamo da una vittoria contro l'Irlanda in trasferta che può dare forza e confidenza al gruppo. Se andiamo a Parigi con spirito vincente e la stessa voglia di mettersi in gioco vista a Dublino, potrebbe uscire un buon risultato e ovviamente lo spero. Siamo su una buona onda, per così dire, e i presupposti ci sono tutti".
L'Italia stessa sta, però, appunto vivendo una fase di rinnovamento, con un allenatore come Giovanni Raineri al suo secondo Sei Nazioni e un giusto mix tra esperienza e gioventù.
"Io ho sempre lavorato in nazionale con Andrea Di Giandomenico e non ho mai cambiato allenatore, quindi non conosco Raineri come tecnico. Paradossalmente lo conosco per altri motivi: quando giocavo con le Red&Blu vivevo a Colleferro, vicino Roma, che è il suo paese d'origine e addirittura mi avevano assegnato al club il suo appartamento, perché lui era in Sudafrica. Ora è affiancato da Francesco Iannucci e Plinio Sciamanna, uno staff completo con allenatori validi e stanno facendo un buon lavoro. Le ragazze sono pure riuscite a prepararsi un po' con il WXV e nonostante la giovinezza c'è una discreta esperienza: ci sono giocatrici come Ilaria Arrighetti, Sofia Stefan, Lucia Gai, Giordana Duca, Michela Sillari anche se sfortunatamente si è fatta male, che stanno accompagnando le nuove leve lungo un cammino che conosco benissimo e so che non è facile all'inizio".
Tra queste rientra proprio colei che ha preso il posto di Melissa Bettoni con la maglia numero 2: Vittoria Vecchini, reduce da due mete e da una prova da Player of the Match all'RDS.
"Vittoria è bella tosta, è una ragazza molto mobile sul campo, si ritrova ovunque un po' in stile terza linea ed è poi quello che si ricerca in questi numeri 2 dinamici oggi. Porta avanti palla, è una placcatrice forte, sta lavorando bene in mischia, forse deve un po' aggiustare il lancio in touche, ma è sempre stato anche per me un qualcosa da lavorare di più. Sono cose specifiche da allenare e non sempre semplici, serve coordinazione tra blocco e lancio che dev'essere ottimale, ma penso in generale sia una bella promessa".