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LA SFIDA DI ROSELLI

Fabio Roselli Italy W
Iniziata ufficialmente l'avventura dell'ex tecnico di under 20 e Zebre alla guida dell'Italia femminile in vista dei prossimi impegni al Sei Nazioni ed in Coppa del Mondo

La parola sfida è quella che Fabio Roselli, ex ala scudettata nel 2000 con la Rugby Roma, ha utilizzato maggiormente nel corso della presentazione ufficiale alla stampa avvenuta dopo il suo insediamento ufficiale con il nuovo anno e nel corso del primo raduno della nazionale femminile al Centro di preparazione olimpica Giulio Onesti, ad un mese dall'annuncio ufficiale dell'avvicendamento con Giovanni Raineri.

"Sono molto contento di essere qui - ha dichiarato l'ex capo allenatore delle Zebre Parma e della nazionale under 20 pre-Brunello -. E' una sfida grande e diversa, considerando che, tolte forse le Olimpiadi, Sei Nazioni e Coppa del Mondo sono due degli appuntamenti principali per uno sportivo e, in particolare, per la nostra disciplina. Ogni giorno è sempre più emozionante e, da quando era stato dato l'annuncio, non vedevo l'ora di incominciare".

Non mancheranno di sicuro le difficoltà, considerando che quello dal 3 al 6 gennaio sarà uno dei pochi raduni pre-Championship, cui ne seguirà un secondo proprio nelle settimane di avvicinamento e senza nessun test.

"Ci sono indubbiamente aspetti positivi e meno, a partire dal fatto che si tratta di un cambio in corsa e che avremo solo questo raduno o quasi per preparare il torneo e iniziare a conoscerci. Poi continuerò a fare quello che già ho iniziato a fare, vale a dire seguire le attività di club e incontrare le ragazze, così come importanti saranno gli incontri delle due franchigie nell'ottica della preparazione.

Ho già iniziato, come detto, a parlare con molte ragazze e le ho seguire in campionato, d'altronde sono un appassionato di tutto il nostro rugby, dalla seniores alle giovanili passando per il femminile. Personalmente e con lo staff abbiamo un'idea molto chiara della pianificazione e credo che la vera sfida inizierà dal giorno di chiusura del raduno".

Quali allora le idee che guideranno questo nuovo corso?

"Non avendo molto tempo a disposizione, vorrei principalmente aiutare la squadra ad avere un'identità ben precisa, per scendere in campo sfruttando al massimo quelle che sono le nostre caratteristiche. Non penso ci sarà modo di apportare tanti cambiamenti tecnici, ma appunto l'idea prioritaria è quella di chiarire bene l'identità forte della squadra.

Penso che la nostra nazionale abbia degli ottimi punti di forza e che, come avviene poi pure nel maschile, siano lo specchio di quello che è il rugby italiano e di ciò che ci identifica: siamo un popolo creativo, che sa esaltarsi e siamo cresciuti molto anche sotto l'aspetto difensivo. Una delle principali caratteristiche che vorrei vedere riguarda in particolare il modo di utilizzo di palloni da fonti destrutturate, turnover su contatto, da punizioni a favore, dal gioco al piede".

Un cambio sembrato quasi inevitabile dopo due tornei Sei Nazioni chiusi al quinto posto, imponendosi soltanto contro l'Irlanda - anche se con il primo storico successo a Dublino - in un biennio sotto la guida di Raineri caratterizzato anche dalla partecipazione al WXV e dalla qualificazione alla prossima Coppa del Mondo estiva in Inghilterra.

"Il passaggio di testimone è stato molto sereno ed efficace - conferma Roselli, che di Ranieri è stato compagno di squadra, indossando la divisa bianconera della Rugby Roma -. Conosco Nanni da tempo, abbiamo vissuto praticamente assieme sul campo sia da giocatori che poi nel percorso condiviso come allenatori. Abbiamo avuto due lunghe conversazioni, una più personale, tra Fabio e Nanni per così dire, e poi una più approfondita con scambi di idee e ruoli.

Dispiace perché non è mai un momento semplice, ma quando fai l'allenatore sai che è uno dei rischi del mestiere, ma come detto tutto si è svolto nella massima serenità e rispetto reciproco.

Abbiamo affrontato anche l'argomento delle differenze tra rugby maschile e femminile, parlando soprattutto delle difficoltà che ha trovato e delle cose che non hanno funzionato, così come direttamente delle giocatrici. Allo stesso tempo, mi sono confrontato con Andrea Di Giandomenico, altra persona con cui sono cresciuto assieme e con cui c'è un rapporto continuo, così come con la capitana Elisa Giordano, cercando di capire proprio quali sono state a loro avviso le difficoltà principali come argomento centrale.

Elisa è stata la prima persona che ho sentito, sia telefonicamente che di persona, essendo da capitana il riferimento del gruppo. Poi ho cercato di parlare con la maggior parte delle ragazze per iniziare a conoscerci meglio e presentare le idee di questa prima fase del percorso. Anche con le ragazze che militano in Inghilterra, che non possono prendere parte a questo raduno essendo impegnate in campionato, abbiamo parlato tramite videocall, dato che si tratta poi dell'ossatura più esperta della squadra".

Con la prospettiva di una Coppa del Mondo dove provare a bissare quanto di buono fatto in Nuova Zelanda - prima storica qualificazione ai quarti di finale per una nazionale italiana - e con un subentro in corso d'opera, difficile attendersi grandi rivoluzioni, anche se, visto quanto di buono fatto alle recenti Summer Series a Parma, non mancano tra le più giovani nomi che possono già da ora offrire alternative al neo tecnico azzurro.

"L'obiettivo è naturalmente la Coppa del Mondo, ma il Sei Nazioni rimane a sua volta il torneo per eccellenza quando si parla di rugby. Servirà in questo senso un po' di equilibrio, provare a portare a casa qualche partita senza tralasciare quella che sarà la preparazione per il Mondiale. Abbiamo già identificato quello che riteniamo possa essere il percorso più idoneo per le giocatrici, per farle crescere e consolidare la squadra.

L'attività delle franchigie sarà importante proprio per vedere come si comporteranno le più giovani che hanno un potenziale interessante. A livello numerico, forse siamo corti in alcuni ruoli, sperando poi di non avere troppi infortuni da qui a marzo, e non escludo si possa pensare all'inserimento di qualche elemento nuovo, anche se è chiaro che non potranno avvenire tutti contemporaneamente per non rischiare di rendere troppo instabile il team.

In prima linea, ad esempio, allo stato attuale dovremo essere bravi a non rimanere troppo scoperti. Non abbiamo potuto portare alcune ragazze a Roma perché non erano al meglio della condizione e non volevamo avere atlete che non fossero in grado di fare un raduno completo, ma continuiamo a monitorare tutte le ragazze d'interesse.

Il Sei Nazioni potrà essere una buona opportunità per misurarsi in vista della Coppa del Mondo. Personalmente ho lavorato tanti anni nel percorso di formazione di giocatori e, come detto, l'obiettivo rimane quello di cercare una prestazione di squadra che vada parallela alla crescita delle atlete. La sfida più grande rimane il tempo, che dovremo saper utilizzare al meglio. Mi ripeto, appena finirà il raduno, andremo a lavorare nei club con le ragazze, cercando di implementare attività che non vadano a portare confusione, bensì possano essere un sostegno, un qualcosa in più.

Senza fare troppi paragoni, penso che nel nostro sport a livello femminile stiamo ora assistendo a quanto visto negli scorsi anni nel maschile. Ho fatto parte del percorso di formazione di molti ragazzi per motivi diversi e lì la crescita è stata prima fisica e poi tecnica, mentre nel femminile forse è avvenuto più l'opposto.

Le ragazze oggi hanno un'ottima comprensione del gioco e un'interpretazione di livello, mentre la crescita fisica rappresenta un'altra delle tante sfide di questo percorso".

Il battesimo ufficiale sarà a dir poco di fuoco, fuori casa contro le campionesse in carica dell'Inghilterra, determinate a confermarsi e a mettersi in mostra in vista della Coppa del Mondo che ospiteranno a partire da agosto.

"Dovremo cercare di avere un approccio chiaro per provare a limitare il più possibile i punti di forza dell'Inghilterra, sperando di riuscire a consolidare velocemente le nostre capacità. Le Red Roses sono una formazione che non scopriamo certo oggi, di altissimo livello, ma nel Sei Nazioni non possiamo sottovalutare nessuno, a partire da loro che vorranno prepararsi anche per un Mondiale da protagoniste. Sono comunque fiducioso del percorso e come allenatore ho sempre preferito affrontare prima le formazioni più quotate".

Ritroverà la "sua" Parma, dove è stato a lungo con le Zebre, e dove l'Italia, allo Stadio Sergio Lanfranchi avrà tre incontri casalinghi con Irlanda, Francia e Galles.

"La dimostrazione della crescita dell'Italia si riscontra anche nel tifo e nel seguito di pubblico. Questa nazionale è riuscita nel tempo ad ottenere risultati importanti mai arrivati prima ed è saldamente da anni nelle prime 10 del ranking.

Vorrei aiutare le ragazze nel far capire loro che il successo si misura a 360 gradi, anche se è ovvio che nello sport si giudica il risultato finale con vittoria o sconfitta, ma non si riduce solo a quello.

Le partite in casa possono certamente darci una spinta ulteriore, ma la nostra preparazione non verrà fatta in maniera differente, anzi dovremo avere un approccio ancor più impattante fuori, quando non avremo il pubblico dalla nostra parte.

Conosco bene lo Stadio Lanfranchi, in ogni angolo, in ogni seggiolino. Sarà certo emozionante, ma sarò anche molto sereno, proprio perché conosco così bene l'ambiente".