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RUGBY & ENERGY

Sofia Stefan 9
Già capitana dell'Italia, quest'anno Sofia Stefan è approdata in Inghilterra, dove si disputerà la prossima Coppa del Mondo, con un occhio di riguardo a tanti traguardi speciali

Una settimana in Italia, per rivedere amici e parenti, con tanto di derby di campionato Valsugana-Villorba - rivincita dell'ultima finale tricolore - seguito direttamente dall'aeroporto e coinvolgimento diretto nella promozione via social con una sorta di telegiornale inscenato assieme alla compagna di mille avventure Beatrice Rigoni.

"Bisogna pur passarsela in qualche modo, a Sale non c'è mai il sole - commenta scherzando la fresca laureata magistrale in Scienze Motorie a Bologna, con tesi rugbistica su un nuovo test di resistenza ideato con l'ausilio di Giovanni Biondi e della Federazione Italiana Rugby -. Tra tutto è proprio quello che soffro di più. Ci hanno chiesto di fare un video per la partita e un semplice in bocca al lupo ci sembrava troppo scontato e allora ci siamo inventate questa specie di telegiornale.

Per quanto riguarda la laurea, sono molto soddisfatta dei test e chissà che un domani non possa diventare una routine, un qualcosa che io ho cercato per differenziarmi e non fare una tesi troppo standardizzata, e ha avuto un grande contributo soprattutto grazie alle Accademie.

Il mio obiettivo è quello di rimanere nel mondo sportivo di alto livello. In passato ho seguito la preparazione anche della squadra maschile del Valsugana, ma ora mi sto concentrando soprattutto sul campo, sperando di rimanerci il più a lungo possibile, anche se sembra strano da dire che faccio solo l'atleta. In Inghilterra mi è stata data la possibilità di collaborare e seguire un po' i lavori della prima squadra, ma anche del settore giovanile, vedendo atleti d'élite, con preparatori e staff sempre disponibili alla collaborazione e ad integrarmi nelle loro settimane di allenamenti".

Poi per Sofia Stefan, dopo le feste, arriverà il momento di rifare la valigia e tornare nel freddo e piovoso Nord dell'Inghilterra, dove gioca da quest'anno, partita per una nuova avventura dopo la lunga militanza al Valsu e una precedente esperienza transalpina di cinque anni a Rennes.

A Sale, Energy - il soprannome che racchiude la sua continua voglia di movimento ereditata già dall'atletica prima di approdare alla palla ovale ad Altichiero, zona Ovest di Padova, all'età di 17 anni -, ha potuto riabbracciare proprio Bea, riformando un connubio tra i più esperti ed importanti nel rugby azzurro.

"Ovviamente sapeva che sarei andata là. Il suo primo pensiero sarà stato quello di poter finalmente tornare a parlare in italiano. Entrambe siamo molto contente di tornare a giocare assieme, perché ci intendiamo bene sia in campo che fuori ed è sempre bello giocare con qualcuno con cui ci si capisce senza troppe parole.

A livello di risultati non stiamo andando benissimo, ma le partite le giochiamo e restiamo attaccate molto più di quanto sembri a livello numerico. Poi, purtroppo, spesso emerge la maggiore profondità nella rosa delle altre formazioni che sono più consistenti.

Personalmente, comunque, sono molto soddisfatta perché sto raggiungendo i miei obiettivi, giocando ad un livello più alto e mi sento sempre meglio nel gioco. Volevo fare un'esperienza anche in Inghilterra e ho colto al volo l'occasione".

Impegnate con la versione femminile degli Sharks nella Premiership, così come Silvia Turani (Harlequins) e Sara Seye (Ealing Trailfinders), le altre "inglesi", non potranno prendere parte al primo raduno di inizio 2025 sotto la guida di Fabio Roselli.

"Con lui noi ragazze che giochiamo in Inghilterra abbiamo già avuto modo di fare una lunga chiacchierata in video chat. Questo primo contatto è stato positivo ed è una bella opportunità, c'era forse la necessità di cambiare un po' le cose, anche se non abbiamo tanto tempo prima di Sei Nazioni e Mondiale.

Ci ha fatto una bella impressione, tutto poi si dovrà rispecchiare sul campo, ma sappiamo che è un allenatore esperto con un passato importante con le nazionali giovanili e le Zebre. Credo in generale sia stata la scelta giusta.

Abbiamo fatto un percorso duro, dopo Andrea (Di Giandomenico, ndr), il cambiamento è stato davvero tanto probante, con un momento, per così dire, di transizione in cui siamo riuscite a mantenere risultati accettabili, anche se non dello stesso livello di qualche anno fa. Serviva una scossa prima della Coppa del Mondo".

Due scudetti, nel 2022 e 2023, e altrettante finali (2019 e 2024) perse contro il Villorba, indossando la maglia biancazzurrarosa del Valsugana, con cui aveva scoperto la palla ovale a scuola, ma anche un'esperienza tra 2013 e 2018 in Francia allo Stade Rennais, formazione dove ha a lungo militato l'ex compagna Melissa Bettoni e dove tuttora gioca la terza linea Ilaria Arrighetti.

Italia, Francia, Inghilterra, una sorta di mini Sei Nazioni per un'esperienza variegata tra alcuni dei principali tornei europei.

"In Inghilterra il fatto che ci sia una Lega che impone determinati standard e obbliga i club a soddisfarli è già una garanzia di un certo livello. Questo porta a certi servizi, strutture, contratti, case, il che attira giocatrici anche dall'estero. Direi che ogni squadra ha almeno una decina di atlete internazionali ed è un qualcosa che inevitabilmente alza la performance generale.

In Francia questo avviene meno, perché si tende ad avere più ragazze autoctone, infatti non si trovano molte giocatrici francesi all'estero e mi sembra ci sia pure un limite per le straniere tesserabili, il che forse le penalizza un po' da questo punto di vista.

Tutti i club maschili della Premiership hanno una squadra femminile e anche solo il poter usufruire delle stesse strutture di allenamento, campi, palestre, è impattante. Poi incroci i giocatori della prima squadra e sono tutti super gentili, ti chiedono com'è andata la partita, seguono e si informano, ma in Inghilterra rappresenta un'assoluta normalità".

Inghilterra che in estate ospiterà anche una Coppa del Mondo che si preannuncia come il più grande evento da tempo nel rugby femminile, con record di biglietti già venduti.

"Sarà sicuramente una grande manifestazione, i vari club pubblicizzano già da mesi le partite che ospiteranno, spingendo i tifosi ad essere presenti e ad acquistare i biglietti. Se ne parla su social e podcast dedicati, un po' insomma già si inizia ad avvertire un certo tipo di atmosfera. Non ho dubbi che mediaticamente e a livello di pubblico sarà un qualcosa di grande rilevanza e che coinvolgerà tantissime persone.

A Sale, noi giocatrici internazionali viviamo insieme in una casa messa a disposizione dal club, con le stesse problematiche e gli stessi ritmi, quindi anche se magari non è un argomento quotidiano, un po' nell'aria si avverte la sensazione di un qualcosa che sta arrivando. Abbiamo anche seguito tutte assieme il sorteggio dei gironi".

L'Italia affronterà per prima la Francia al Sandy Park di Exeter, poi il Sudafrica al Community Stadium di York, che ospiterà anche l'esordio nel prossimo Sei Nazioni contro l'Inghilterra, e infine il Brasile nell'iconico Franklin's Gardens di Northampton.

Il tutto dopo un Sei Nazioni 2024 che, in pratica, ha visto infrangere di settimana in settimana ogni possibile record di pubblico, con l'approdo pure di nuovi impianti.

"Cardiff con il tetto chiuso del Principality Stadium per me ha sempre un suo fascino e fa un effetto particolare - racconta Sofia Stefan -. In passato, anche se diversi anni fa, ho giocato all'Aviva Stadium di Dublino ed è stato altrettanto bello. Mi sarebbe piaciuto giocare a Murrayfield, ma purtroppo invece giochiamo all'Hive Stadium appena dietro.

Ho giocato al Twickenham Stopp, altrettanto bello. Forse però quando sei in grandi impianti e non sono pieni non fa lo stesso effetto di stadi più piccoli ma con tanti tifosi. Quest'anno in Francia abbiamo giocato al Jean Bouin di Parigi, lo stadio dello Stade Francais, e c'erano migliaia di persone con due tribune piene ed un'atmosfera intensa.

Vedere questi numeri in crescita è per noi molto positivo e d'altro canto credo sia l'unica strada possibile per provare a mettere sullo stesso piano rugby maschile e femminile: così tutto migliora e diventa più accessibile, dato che per quanti sforzi si possano fare, se poi al pubblico non interessa, si fa fatica ad uscire dalla nicchia".

Per l'Italia il prossimo Championship vedrà un nuovo allenatore e tre partite tra le mura amiche dello Stadio Sergio Lanfranchi di Parma, contro Irlanda, Francia e Galles.

"Come due anni fa, ci saranno nuovi equilibri da trovare ed è difficile prevedere come andranno le cose. Per noi sarà importante riavvicinarsi e provare a tornare a vincere contro Scozia e Galles, quest'ultima battuta nell'ultimo WXV, e credo sia una cosa fattibile, perché le nostre capacità non sono inferiori alle loro.

Sarà importante ritrovare una fiducia nei risultati, oltre che nel gioco, per prepararci al Mondiale, dove ci saranno 16 squadre e sarà quindi fondamentale stare tra le prime due per accedere ai quarti, con l'obiettivo di ripetere quanto fatto per la prima volta in Nuova Zelanda.

In casa avremo Galles ed Irlanda e poi proveremo anche contro la Scozia, che forse tra le tre sta diventando la squadra più difficile da affrontare, con tante giocatrici sotto contratto, diversi raduni e una buona preparazione.

Il nostro mondo negli ultimi anni è cambiato tantissimo. Noi avevamo seguito Inghilterra e Francia ed eravamo al passo grazie alle prime borse di studio, ma ora attorno a noi tutto sta andando velocissimo, compreso quello che World Rugby richiede alle varie federazioni. Magari i cambiamenti non arriveranno nell'immediato, ma nelle prossime stagioni sarà necessario adeguarci per rimanere a questi livelli e sono comunque fiduciosa".

Il suo sarà un 2025 che si prospetta come un anno da ricordare, facendo ampi gesti apotropaici.

Le statistiche ufficiali vedono, infatti, l'ex ala trasformata mediano di mischia, quale terza di sempre per presenze a livello internazionale, con 91 caps, un numero che significa che il traguardo della tripla cifra non potrà arrivare al prossimo Guinness Women's Six Nations, ma potrebbe essere sbloccato in estate in Coppa del Mondo e, come detto, proprio nella "sua" Inghilterra.

"Non so se la sento mia - ride -. Mamma mia, non c'avevo neanche pensato. A settembre, ottobre avevo avuto qualche pensiero in Sudafrica quando ho raggiunto i 90 caps. Vero - prosegue quasi spiazzata alla notizia -, è importante, anche se mi sento sempre giovane.

Mi sento così a casa quando sono lì con la nazionale, che non vivo più di tanto i traguardi personali, perché per me vengono sempre dopo quelli collettivi di squadra. Certo, avverti un po' che stai, in qualche modo, scrivendo la storia. Ho vissuto le due volte quando è successo con Sara Barattin e Lucia Gai e lo abbiamo capito tutte, hai la sensazione di un gruppo che va avanti, che cresce, che inizia ad avere tanta esperienza".

Succederebbe, infatti, alla veterana Sara Barattin, della quale ha preso il posto dietro la mischia (quest'anno il primo torneo Sei Nazioni senza la leggenda del Villorba, ex Treviso e Casale, ndr), e a Lucia Gai, che ha raggiunto le 100 presenze lo scorso aprile entrando in solitaria al Principality Stadium di Cardiff nel match di chiusura del Championship contro il Galles.

"Da un po' mi alternavo nel ruolo con Sara, già con Di Giandomenico, e sono entrata nel giro oltre che aver giocato quasi in pianta stabile al Valsugana come mediano di mischia. Sicuramente Sara è stata ed è ancora un simbolo della nostra nazionale. E' stata una delle mie capitane, ho imparato tantissimo da lei e ho sempre sentito da parte sua grande fiducia, per cui da questo punto di vista non posso che ritenermi fortunata".

Parlando di eredità non si può, comunque, non considerare anche il futuro, con tante ragazze che si affacciano. In particolare per la maglia numero 9, già si è vista Nicole Mastrangelo e scalpita pure Alia Bitonci, altra ragazza scuola Valsugana che può adattarsi pure all'apertura.

"E' necessario ci siano ragazze che emergono e in tutti i ruoli, compreso quello di mediano di mischia. Hanno un bel percorso da fare e dovranno ancora allenarsi tanto, ma le vedo migliorare di stagione in stagione, spesso sono tra le convocate, anche solo come invitate, ed è giusto e normale ci sia questo tipo di competizione.

Alia l'ho allenata al Valsugana e sono felice che i campionati giovanili producano talenti, anzi deve proprio essere così e per me è solo uno stimolo continuo a migliorare a mia volta".

Ragazze che hanno potuto contare su percorsi ben diversi rispetto a quelli di chi gioca da più tempo o ha giocato in passato e spesso giungeva in prima squadra senza fasi intermedie in giovanissima età. L'ultima perla in ordine di tempo è stata, in tal senso, l'istituzione di un ulteriore passaggio come quello delle Women's Summer Series under 20, disputate la scorsa estate per la prima volta a Parma.

"A volte dico loro che non si rendono conto della fortuna che hanno avuto - conferma la trequarti delle Sale Sharks -. Certo sono due facce della stessa medaglia, con pro e contro in ogni caso. A noi magari è capitato di esordire in nazionale a 18 anni, mentre loro possono arrivarci più preparate.

Credo sia indispensabile per le ragazze giovani un torneo come le Summer Series che consente di essere più pronte, allenate e consapevoli. Spero, quindi, che continui e anzi venga sempre più rinforzato questo tipo di percorso. Penso, solo per fare alcuni nomi, ad una Sara Mannini o ad una Sofia Catellani, nonostante qualche infortunio, che arrivano già a livello e si vede la differenza per ragazze che hanno alle spalle un torneo come quello, che poi è stato positivo perché c'era competizione, ma allo stesso tempo collaborazione tra le varie nazionali.

Anche qui magari Inghilterra e Francia sono già un gradino sopra, ma si possono confrontare con squadre dello stesso standard e soprattutto riuscire ad accorciare più rapidamente le distanze dove ancora ci sono differenze".

Sempre dal lato statistico, è seconda per mete internazionali, con 16 totali, rispetto a Manuela Furlan (20).

"Non lo sapevo. Proverò allora a raggiungerla. In realtà è un dato interessante che dice che segniamo tanto, all'ala magari avevo più palloni da meta, ma sono comunque contenta del mio percorso e sto bene dove sono".

Quest'anno al Sei Nazioni è stata anche capitana dell'Italia, posizione ideale per un bilancio del 2024 del rugby femminile azzurro e per esprimere un desiderio in vista di quello che verrà.

"A livello di risultati forse siamo rimaste sotto le aspettative e con un po' di alti e bassi, soprattutto nel Sei Nazioni, mentre meglio è andata in Sudafrica.

L'obiettivo è quello di ritornare sul podio nel torneo intanto e poi di arrivare individualmente e come collettivo il più pronte possibile al Mondiale, perché sono convinta che se ci presenteremo al meglio potremo anche fare strada".

Lanciata giovanissima nel circuito del rugby a sette europeo a La Coruña in Spagna e poi alle Universiadi di Kazan, ha purtroppo assistito - "sarebbe il mio sogno nel cassetto di bambina" confessa - solo da spettatrice agli ultimi Giochi Olimpici di Parigi (meritato regalo di laurea, ndr). Ha, poi, esordito a livello seniores con l'Italia nel 2011 contro la Francia, partecipando anche alle ultime due Rugby World Cup in Irlanda e Nuova Zelanda.

Nel 2023 la sua meta al Sei Nazioni contro l'Irlanda, frutto di una splendida giocata corale, le valse il riconoscimento a marcatura più bella dell'anno per World Rugby.

Ma cos'è per Sofia Stefan il rugby?

"E' il posto in cui mi sento meglio, adesso è sicuramente passato, presente e futuro. Mi piacerebbe giocare il più possibile e poi continuare a rimanere nell'ambiente. Per me il rugby è sia casa che lavoro, è passione, amicizia, famiglia: riempie molto, in tutti i sensi, la mia vita".

Non sarebbe male pensare ad un'accoppiata Beatrice Rigoni tecnico delle skills o delle trequarti e Sofia Stefan che cura la preparazione atletica per l'Italia del futuro.

"Mai dire mai, vedremo. Vediamo se riesco a convincere Bea" ride Sofia, alla quale non possiamo che chiedere anche quale sia stato nella sua carriera, ad oggi, il momento più significativo od emozionante.

"Ce ne sono tre e sono sullo stesso livello - conclude -. Il primo Scudetto vinto con il Valsugana, la qualificazione ai quarti di finale nell'ultima Coppa del Mondo (la prima storica tra tutte le nazionali italiane nelle kermesse iridate, ndr) e poi il secondo posto nel Sei Nazioni 2019, arrivato con tre successi e un pareggio, miglior risultato di sempre con vittoria finale a Padova (sua città di nascita, ndr) con meta personale e nel giorno della mia cinquantesima presenza con l'Italia".